Migrante morto in un aranceto a Gioia Tauro, i sindacati omaggiano Keita

Manifestazione di solidarietà in programma in contrada Bosco dove il giovane è stato trovato cadavere con cesoie conficcate in gola. La Flai-Cgil: «Era uno dei tanti invisibili sfruttati in agricoltura»

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di Redazione
7 novembre 2019
09:03
Il giovane Keita Ousmane
Il giovane Keita Ousmane

La Flai-Cgil Gioia Tauro ha organizzato per oggi, giovedì 7 novembre, alle ore 15 in contrada Bosco a Gioia Tauro, una manifestazione di solidarietà a seguito della morte del giovane Keita Ousmane. Il ragazzo è stato trovato morto nell’aranceto in cui aveva iniziato a lavorare, con le cesoie conficcate in gola. L’intera dinamica è al vaglio degli inquirenti.

Chi era Ousman Keita

Il profilo del migrante è stato tracciato dallo stesso sindacato attraverso le parole del segretario Rocco Borgese: «Si chiamava Ousman Keita, aveva poco più che vent’anni. Veniva dalla Costa d’Avorio, per decenni fiore all’occhiello delle promesse di sviluppo dell’Africa occidentale. Un paese che aveva scommesso sulla cacao-coltura di cui è tuttora leader planetario indiscusso. L’inabissamento nella devastante crisi politico-militare che ha percorso la nazione, con le deprimenti conseguenze sociali che ne son derivate sarà una delle cause di un massiccio esodo giovanile, su vie e strade impervie. Così era partito anche Ousman Keita».


«Uno dei tanti invisibili della Piana di Gioia Tauro»

Un viaggio carico di aspettative: «Le sue peregrinazioni – aggiunge il sindacato - l’avevano portato in Italia. Nella Piana di Gioia Tauro, era uno dei tanti invisibili che si spaccano la schiena nell’economia agricola. Morto tragicamente in un aranceto. Le indagini appureranno quel che è accaduto e le eventuali responsabilità». Per la Flai-Cgil, è il morto di troppo: «Non possiamo continuare ad assistere a questa orrenda conta funebre, sintomatica di un sistema improbo. La Flai-Cgil Gioia Tauro – si specifica ancora nella nota stampa - esprime vicinanza e solidarietà ai compagni di lavoro di Keita, ai suoi amici. La via del riscatto è lunga, continueremo ad impegnare tutte le nostre energie per conquistare quella dignità e quel rispetto di cui è meritevole ogni persona, a prescindere dall’origine, la condizione o lo status».

 

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