Il caso

La battaglia per l’assistenza, Mimmo Rocca replica all’assessore di Catanzaro: «La politica si fa scudo con la burocrazia»

Affetto da una grave forma di disabilità chiarisce: «Non ho rifiutato i servizi, mi si offriva un'ora di assistenza al giorno». E poi aggiunge: «Cosa si deve fare in una società dove è proibito essere assistiti per morire dignitosamente?»

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di Luana  Costa
12 aprile 2024
22:59

«Provocatoriamente arrivo a pensare che i nazisti almeno avevano il coraggio di dire le cose chiaramente: i disabili hanno un costo, eliminandoli si riduce la spesa statale!» A pochi giorni dalle delucidazioni fornite dall'assessore alle Politiche sociali del Comune di Catanzaro, Giusy Pino, a seguito dell'ennesima denuncia lanciata da Mimmo Rocca, arriva la replica del diretto interessato.

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Senza assistenza

Mimmo Rocca è affetto da una grave disabilità e più volte ha fatto appello alle istituzioni affinché gli venisse garantita l'assistenza di cui necessita per svolgere le attività quotidiane. Nel corso dell'intervista rilasciata a LaC News 24, l'assessore del Comune capofila dell'ambito territoriale in cui ricade anche il comune di Tiriolo, dove risiede Mimmo Rocca, ha chiarito come le leggi in materia di assistenza ai disabili gravi sia cambiata e che il caso in questione è stato preso in carico con la dovuta attenzione dagli uffici comunali.


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Nessun rifiuto dei servizi

«Quanto detto dalla gentilissima assessora ai Servizi sociali del Comune di Catanzaro, necessita di alcuni chiarimenti» precisa Rocca nella controreplica. «Insistere sul fatto che avrei rifiutato interventi di assistenza diretta richiedendo invece contributi economici sul mio progetto è fuorviante. Secondo me, perché più che rifiutare ho semplicemente eccepito che l’assistenza diretta proposta non rispondeva per nulla alle mie esigenze. Infatti, mi si offriva un’ora di servizio assistenziale al giorno per sei giorni alla settimana (la domenica nemmeno quella), sempre che avessi vinto la lotteria del bando che per inciso è stato emesso solo all’inizio di quest’anno ed al quale comunque ho partecipato».

Un'ora di assistenza al giorno

Mimmo Rocca, infatti, a causa di una malattia degenerativa è bloccato su una sedia a rotelle e non può svolgere in autonomia nessuna attività. «Come ho partecipato a quello per la Non Autosufficienza piazzandomi verso il trecentottantesimo posto (188 posti a bando)» specifica ancora. «La prima volta che ho ricevuto questa offerta è stato durante un incontro a fine anno 2021 con un’assistente sociale del Comune di Catanzaro, assistito dal mio avvocato. Dopo aver elencato i miei bisogni e convenuto che quell’unica ora di servizio al giorno non sarebbe bastata nemmeno a soddisfare un decimo del mio bisogno assistenziale, tanto più che l’intervento era di carattere medico-assistenziale di cui non avevo assoluto bisogno per mia fortuna, avevo comunque accettato la proposta».

«A mie spese»

«Nel frattempo ovviamente sarei rimasto senza assistenza se non avessi provveduto personalmente e ovviamente con le mie risorse economiche. Ho serie difficoltà a capire a quali leggi si riferisca l’assessora, leggi che sarebbero cambiate, perché penso che la legge 162/98 che garantisce anche l’assistenza indiretta, e quindi la corrispondenza di un contributo perché si possa provvedere da sé scegliendo i propri assistenti, sia ancora vigente.

Problemi burocratici

Se questo è vero sarebbe la prova che c’è un gap non indifferente tra quanto dettano le leggi e la capacità delle istituzioni territoriali di dare le dovute risposte. Ritengo superfluo sottolineare che non è una questione personale ma culturale tra chi, come le persone con disabilità, vorrebbero vedere l’attuazione dei propri diritti umani e sociali per come stabilisce la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata dallo Stato italiano, e la politica locale che si fa scudo con problemi burocratici che teoricamente dovrebbero essere rimossi perché la sopravvivenza delle persone non può essere messa in discussione.

La politica deve risolvere i problemi

Il mio caso è emblematico dell’arretratezza culturale e della inconsistenza della spesa sociale in Calabria che non può fornire alibi a nessuno, soprattutto alla politica che è chiamata a risolvere i problemi dei cittadini in attuazione del dettato costituzionale. L’alibi più diffuso è quello della carenza di fondi per cui, come in questo caso, si emanano bandi con finanziamenti assolutissimamente insufficienti a coprire il fabbisogno mentre invece si trovano sempre soldi per pagare costosissimi ricoveri, in strutture private. Ciò mi pare una scelta politica.

In ritardo con l'erogazione dei fondi

Così come si trovano nei bilanci regionali o comunali una marea di soldi per feste, concerti, sagre, finanziamenti per eventi sportivi effimeri, lucine per Natale, ecc. Anche questa è una scelta politica o elettoralistica. Oppure si mettono a disposizione fondi per i servizi sociali di 5 o 6 anni fa e che, se non spesi nei tempi prescritti, rischiano di ritornare allo Stato centrale.

Sofferenza alle persone più fragili

Se non è questa una gravissima “incapacità” delle istituzioni calabrese, come altro la si può definire? Come si può definire “l’irresponsabilità” della politica e della burocrazia che provoca tanti disagi e tanta inumana sofferenza alle persone più fragili? Provocatoriamente arrivo a pensare che i nazisti almeno avevano il coraggio di dire le cose chiaramente: i disabili hanno un costo, eliminandoli si riduce la spesa statale! Allora mi domando - conclude - cosa si deve fare in una società dove è proibito essere assistiti per morire dignitosamente e nello stesso tempo ti impediscono l’assistenza per vivere?»

Giornalista
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