Morte Nino Candido, i familiari del vigile del fuoco: «Infangata la sua memoria»

VIDEO | L'amarezza di mamma Maria Stella: «Chi ha diffuso notizie sull'autopsia lo ha fatto a vantaggio degli imputati»

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di Redazione
17 gennaio 2021
10:06

«Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa alla giustizia». Così in una nota congiunta i familiari e i legali di Nino Candido, il vigile del fuoco reggino tragicamente scomparso nel 2019 a Quargnento, dopo la pubblicazione sul “Il Piccolo” dell’esito dell’autopsia effettuata sui corpi dei pompieri deceduti in seguito all’esplosione. Secondo quanto riporta il quotidiano friulano «I tre vigili del fuoco sono risultati positivi a sostanze stupefacenti».

«Avrei potuto immaginare che la memoria di mio figlio Nino non ricevesse la meritata giustizia, ma mai mi sarei aspettata che qualcuno, dopo il dolore arrecatomi, la potesse infangare al punto da spezzarmi l’ultima parte di cuore che mi è rimasta. Chi ha diffuso questa notizia lo ha fatto con un intento ben preciso, tutto a vantaggio di coloro i quali, oggi imputati, cercano, ancora una volta, di trarre il massimo profitto dalle disgrazie altrui» è il pensiero della mamma di Nino Candido, Maria Stella Ielo.


«Matteo, Marco e Nino non sono eroi e mai avrebbero voluto esserlo; erano semplici Vigili del Fuoco che, chiamati ad intervenire, hanno semplicemente svolto il loro lavoro. A me rimane solo il pensiero e la speranza che un giorno, da quei maledetti 1287 km che separano Alessandria da casa mia, torni mio figlio; purtroppo so che ciò non potrà mai più avvenire. Non voglio alcun centesimo da parte degli assassini di mio figlio, voglio e invoco, con le poche forze rimaste della mia anima perduta nel dolore, solo giustizia».

Aggiungono gli avvocati Fabio Federico e Sergio Mazzù: «non abbiamo elementi per individuare chi ha diffuso tali informazioni, ma possiamo con grande serenità affermare che quanto riportato nulla ha a che vedere con le responsabilità degli imputati i quali hanno deliberatamente accettato il rischio, al fine di frodare l’assicurazione e cagionare la morte dei vigili soccorritori».

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