'Ndrangheta a Lamezia, la parola d'ordine era uccidere tutti i Torcasio

Durante la conferenza stampa al Polifunzionale della Polizia di Stato di Catanzaro, inquirenti e investigatori hanno spiegato i dettagli dell'omicidio di Vincenzo Torcasio. Il monito del procuratore aggiunto e del capo della Mobile:'Denunciate, perché le nuove leve non abbiano il tempo di riorganizzarsi'
di Gabriella Passariello
8 febbraio 2016
12:50

L'ordine l'avevano dato i vertici delle cosche federate Cannizzaro- Da Ponte e Iannazzo, quello di far fuori tutti i Torcasio, ritenuti responsabili del vecchio capo cosca Giuseppe Cannizzaro avvenuta a Lamezia nel 1998. In questa faida si inquadra l'omicidio di Vincenzo Torcasio freddato da numerosi colpi di pistola il 15 gennaio 1984, un delitto rimasto più o meno impunito per tredici anni, fino a quando la Dda di Catanzaro non è riuscita a fare luce arrestando alcuni colpevoli grazie alle intercettazioni e alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, raggiunto da un'ordinanza cautelare nell'operazione antimafia del maggio dell'anno scorso nome in codice Andromeda.

 


I dettagli dell'inchiesta che oggi hanno portato in carcere Bruno Gagliardi e Alfredo Gagliardi, in esecuzione di un'ordinanaza di misura cautelare firmata dal gip della distrettuale Giuseppe Perri su richiesta del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Elio Romano sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa al Polifunzionale della Polizia di Stato dal procuratore vicario Giovanni Bombardieri,dal questore vicario Luigi Peluso, dal capo della Mobile di Catanzaro Antonino De Santis e dal suo vice Angelo Paduano. Bruno Gagliardi è uno dei mandanti dell'omicidio che ha agito in concorso con Alfredo Gagliardi, con i due killer Gennaro Pulice , Enzo Spena, a sua vota ucciso in un agguato mafioso da parte della cosca Giampà il 26 ottobre del 2006 e altre persone in corso di identificazione. Ma era anche colui che era adibito agli appostamenti, ai sopralluoghi. Osservava le abitudini della vittima e a bordo di più motocicli a Falena, individuava il luogo e il tempo opportuno per commettere il delitto, consegnando a Pulice una delle armi da utilizzare. Alfredo Gagliardi invece, aveva il compito di segnalare la presenza della vittima nel locale "Quelli della notte", avvisando i due esecutori materiali dell'omicidio Pulice e Spena. Quel giorno venne raggiunto da una raffica di colpi di arma da fuoco anche Vincenzo Curcio, che stava accompagnando Torcasio. Non era lui il vero obiettivo dell'agguato, Curcio è rimasto ferito e ricoverato all'ospedale di Lamezia Terme.

 

ALTA L'ATTENZIONE SUL LAMETINO

 

"Gli arresti odierni - ha dichiarato il procuratore Giovanni Bombardieri - testimoniano che non è mai scemata l'attenzione sul territorio lametino nonostante i numerosi arresti. Tutto nasce dalla collaborazione di Pulice che conferma l'impianto accusatorio di Andromeda".

 

"Per l'omicidio di Vincenzo Torcasio le dichiarazioni di Pulice sono state fo fondamentali - ha spiegato De Santis - perché incrociandole con altre dichiarazioni rese in passato siamo riusciti a ricostruire dettagliatamente l'omicidio così da rendere attendibile tutti i fatti". Poi l'attenzione si è spostata sugli atti intimidatori che negli ultimi mesi stanno flaggellando il territorio di Lamezia. "Un chiaro tentativo da parte delle cosche di 'ndrangheta di riconquistare potere sul territorio. L'obiettivo- ha aggiunto Bombardieri- è quello di riempire i vuoti lasciati dagli arresti dei capi cosca e dei loro gregari avvenuti in questi anni nel territorio lametino grazie all'impegno delle forze di polizia. Oggi chi non denuncia non è più giustificato dalla paura, perché il territorio non è più quello di una volta, completamente soggiogato dalle cosche. Oggi a Lamezia si respira un'aria diversa e chi è vittima di estorsioni deve dirlo, perché altrimenti noi non potremo mai scoprirlo se non per caso".

 

Le estorsioni sono reati personali, intercorrenti tra le persone interessate, se non si denunciano, non verranno mai scoperte se non per vie trasversali, attraverso intercettazioni che arrivano sui tavoli dei magistrati. "La recrudescenza di questi atti è da ricollegare ad una matrice estorsiva - ha concluso De Santis - e sono la spia di un tentativo di riorganizzare un controllo del territorio, ma questo non deve impedire alle vittime di collaborare e denunciare. La nostra attenzione sul territorio è presente ma serve la collaborazione dei cittadini. Se denuncerà solo uno potrà essere nel mirino dei loro aguzzini, ma se saranno in tanti a denunciare, loro non avranno piu' alcuno spazio".


Gabriella Passariello

 

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