Inchiesta Revolvo

‘Ndrangheta, torna in libertà l’appuntato dei carabinieri Antonio Mazzone: il Tdl revoca i domiciliari

Il militare è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa dalla Dda di Reggio Calabria. Secondo la procura avrebbe rivelato alla moglie di un pentito attività di indagine che la riguardavano

19
5 gennaio 2023
15:50
Tribunale di Reggio Calabria
Tribunale di Reggio Calabria

Sono stati revocati gli arresti domiciliari all'appuntato scelto dei carabinieri Antonio Mazzone, di 44 anni originario di Napoli, accusato di concorso esterno con la 'ndrangheta. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che oggi ha emesso la sentenza sul ricorso presentato dagli avvocati del carabiniere. Nell'ambito dell'inchiesta Revolvo, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, il militare era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare lo scorso 15 dicembre quando era stato arrestato dalla guardia di finanza perché, stando all'impianto accusatorio, sarebbe stato al servizio della cosca.

In particolare, secondo i pm, si sarebbe messo a disposizione di Serena Assumma, l'ex moglie del pentito Liuzzo (anche lei indagata), fornendole veicoli e apparecchiature tecniche nella sua disponibilità al fine di garantirle «libertà di movimento e la bonifica del territorio da possibili microspie».


Per la Dda, infatti, il militare avrebbe informato la donna, ritenuta esponente di spicco della 'ndrangheta, su attività di indagine nei suoi confronti. Inoltre, l'appuntato scelto avrebbe consentito a Serena Assumma, di disattendere i domiciliari a cui era sottoposta, omettendo di denunciare la sistematica violazione delle prescrizioni. Contro la misura cautelare, i legali di Mazzone hanno presentato ricorso ai giudici del Riesame che nelle prossime settimane depositeranno le motivazioni della sentenza. Gli altri indagati arrestati compariranno davanti al Tribunale della Libertà il prossimo 12 gennaio.

Le motivazioni del Riesame

Di seguito le motivazioni che hanno determinato il Tribunale di Reggio Calabria ad adottare il proprio provvedimento: «In definitiva, alla luce del quadro probatorio esaminato non si ritengono dunque sussistere gravi indizi di colpevolezza in capo al ricorrente in ordine al delitto ex artt. 110, 416 bis c.p. contestato al capo b) della provvisoria imputazione, non risultando a carico del Mazzone elementi indiziari in grado di dimostrare la sua collaborazione, in qualità di concorrente esterno, al sodalizio criminoso finalizzata a consentire alla cosca di operare in modo indisturbato sul territorio di riferimento, e di fruire di una serie di vantaggi, approfittando della funzione rivestita dall'indagato, pubblico ufficiale alle dipendenze della Stazione Carabinieri di Reggio Calabria.

Peraltro, ad ulteriore dimostrazione dell'assenza di un effettivo concreto contributo al rafforzamento del sodalizio, da parte e dell'indagato, si consideri la mancanza di un corrispettivo per i presunti favori resi al Morabito: l'assenza di un rapporto sinallagmatico tra il Mazzone e la cosca mafiosa in oggetto, per quanto non esaurisca la verifica degli elementi idonei a dimostrare la configurazione della fattispecie criminosa del concorso esterno, ad ogni modo consente di ritenere che, a fronte di un quadro intercettivo non rassicurante per la dimostrazione che le condotte poste in essere dal ricorrente in favore del Morabito fossero altresì indirizzate al perseguimento degli interessi dell'intera consorteria e sostanziassero dunque in un suo rafforzamento, l'assenza altresì della prova del recepimento di un corrispettivo in favore del Mazzone per gli impegni assunti nei riguardi del Morabito, conforta ancor più nel concludere in merito alla esclusione della configurazione del reato di cui all'art. 110, 416 bis c.p., contestato all'odierno ricorrente al capo b) della provvisoria imputazione».

Il legale di Mazzone, avvocato Alessandro Billè, precisa inoltre che «la Procura di Reggio Calabria non ha inteso avanzare ricorso per Cassazione avverso la suddetta ordinanza del Tribunale del Riesame prestando, quindi, acquiescenza alla deliberazione».

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