Giusy Pesce, l’onore “tradito” per amore dei figli. Storia di un pentimento che ha fatto epoca
VIDEO | La nuova puntata di Mammasantissima ripropone la tormentata storia della donna che, nel 2010, svelò ai magistrati della Dda reggina i segreti della potente famiglia di ‘ndrangheta rosarnese
Una giovane donna di ’ndrangheta che, nella solitudine di una cella, matura la decisione di dare una svolta alla propria vita. È il 14 ottobre del 2010 quando Giuseppina Pesce, membro dell’omonima famiglia criminale di Rosarno, sceglie di accusare i propri familiari. E lo fa per salvare i suoi figli. La nuova puntata di “Mammasantissima” si apre con la storia di un pentimento che ha fatto epoca.
Giuseppina detta Giusy, infatti, non è la prima donna a disertare dall’ambiente criminale. Di certo, però, è la prima figlia di un boss a farlo. Suo padre Salvatore e suo zio Nino alias “Testuni” sono a capo del potente clan che, unitamente a quello dei Bellocco comanda a Rosarno ma ha ramificazioni estese anche nel Nord Italia. La ragazza, all’epoca trentenne, non è stata sempre estranea a queste dinamiche. Parlava in carcere con i familiari detenuti per portare poi le ’mmasciate agli affiliati in libertà, li istruiva su come estorcere denaro al prossimo, si prodigava nell’intestazione fittizia dei beni di famiglia per sottrarli alle confische.
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Un bel giorno d’autunno, però, la sua percezione delle cose cambia in modo radicale. Il suo sarà un pentimento sofferto, tra slanci e ripensamenti, fino alla decisione finale, quella che cancellerà per sempre il suo passato. «Ciò che vi racconto è ciò che so, ciò che ho visto e ciò che altri mi hanno raccontato» afferma davanti ai magistrati la Pesce. A loro, indicherà uno per uno tutti i membri del clan di cui ha fatto parte, ne illustra i ruoli, smaschera le attività economiche controllate dal gruppo, racconta del riciclaggio, delle estorsioni, del narcotraffico, consente il ritrovamento di ben tre bunker.
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«È dopo l’operazione “All inside” che decide di abbandonare la logica dell’omertà, del silenzio, delle violenze che subiva in famiglia, cominciando a collaborare con la giustizia» spiega il giornalista del Quotidiano del Sud, Michele Albanese. Sul punto, però, è stata la diretta interessata a esprimersi in modo chiaro e intellegibile: «Questa scelta – chiariva Giusy in uno dei suoi primi verbali – l'ho fatta per me e per i miei figli. (…) La scelta che ho fatto oggi e avevo fatto anche prima, anche se non era al cento per cento prima e oggi lo è, è perché pensavo anche un po' a loro. È stata sia una questione di paura e sia una questione un po' di coscienza, diciamo, non coscienza ma di affetto, di legame, di legame».
Ragioni esplicite, dunque, ma anche motivazioni latenti, che affondano le radici nel passato, nei ricordi della sua infanzia. C’è una storia che si agita nel suo subconscio fin da quando era in tenera età. Sembra una fiaba nera, di quelle che si raccontano ai bambini per mettere loro paura. Questo, però, non è un racconto di fantasia, è accaduto veramente. È la triste, tristissima vicenda di Maria Rosa Bellocco. «Non voglio fare la sua stessa fine» ammette Giuseppina Pesce al cospetto dei magistrati. Questa, però, è un’altra storia che “Mammasantissima” racconta.