L’uomo era partito da Torino. Dopo 14 ore di treno da Nord a Sud l’amara scoperta: raggiungere lo Jonio dal Tirreno è una scommessa tra coincidenze che non ci sono, attese estenuanti e passaggi in auto
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Si può fare turismo così? No. Non si può. Questa è la risposta secca, cruda, senza fronzoli. E ce la restituisce l’ennesimo racconto di viaggio a ostacoli di chi prova a tornare a casa, o magari a visitare un angolo di Calabria per nostalgia, per vacanza, per rivedere affetti.
Un emigrato rossanese parte ieri da Torino con un treno diretto a Paola. 70 euro il costo del biglietto, 14 ore di viaggio, partenza alle 15.20, arrivo alle 5.20 di stamattina. Tutto sommato, nulla da eccepire. Fino a qui, il sistema tiene. Il disastro comincia, come spesso accade, appena si mette piede in Calabria.
Da Paola, il nostro viaggiatore deve raggiungere lo Jonio. Destinazione: Rossano. E qui inizia l’odissea. Arriva a Paola alle 5.20 del mattino. Un orario in cui, in qualsiasi regione d’Italia, un collegamento decente sarebbe già attivo. Qui no. Deve aspettare 4 ore. Il primo treno utile parte alle 9.20 per Castiglione Cosentino. Lì altra attesa, poi un altro treno verso Sibari, previsto in arrivo per le 11. Ma la destinazione non è ancora raggiunta. Da Sibari, infatti, il nostro deve affidarsi ad amici muniti di auto per arrivare a Rossano. Perché tra Sibari e Rossano, il primo treno utile treno per Rossano è alle 13.38.
Nessuna visione d’insieme. Così, per fare poco più di 100 km, servono 5 ore e 30. E non stiamo parlando del passato. Non siamo negli anni ’50. Siamo nel 2025. Ma a guardare i tempi, i mezzi, l’organizzazione – o meglio la sua assenza – sembra di essere tornati indietro. E qui è il punto: negli anni ’80 e ’90 c’erano i treni a lunga percorrenza che oggi sembrano un miraggio. Il Crotone–Torino. Il Crotone–Milano. Il Crotone–Roma. Collegamenti diretti, lineari, pensati per chi dallo Jonio doveva muoversi. O tornare. Oggi tutto questo è scomparso. Chi parte dal nord deve inventarsi coincidenze, incastri, passaggi. E la Regione? Le istituzioni? Tutti a parlare di turismo, accoglienza, sviluppo. Ma con che mezzi? Con quali infrastrutture? Come si può pensare che un turista, magari atterrato a Lamezia, decida di raggiungere lo Jonio e si metta a calcolare ore ed ore per raggiungere la Sibaritide.
La verità è che la Calabria resta un territorio a doppia velocità. Sul Tirreno i treni arrivano. Sullo Jonio si fermano i sogni. E Corigliano Rossano, tutta la Sibaritide continuano a essere terre isolate, nonostante l’area urbana sia tra le più popolose della regione. Questo viaggio, questo racconto vero, ci sbatte in faccia una realtà evidente: così non si fa turismo. Così si scoraggiano i ritorni. Così si svuota la terra. E non bastano i proclami, le campagne social, i droni che sorvolano le spiagge, i video promozionali. Servono treni. Servono orari. Servono visioni. Serve rispetto. Finché non lo capiremo, continueremo a essere quel Sud che si celebra d’estate e si dimentica per tutto il resto dell’anno. Quel Sud che fa piangere chi parte e fa bestemmiare chi torna.