Omicidio Antonio De Pietro a Piscopio, processo in Assise per i due imputati

L'uomo venne ucciso per una relazione extraconiugale. In particolare Rosario Fiorillo, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, avrebbe voluto uccidere anche la propria madre. Il fatto di sangue si inserisce nell'ascesa del clan dei Piscopisani

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di Giuseppe Baglivo
13 marzo 2021
09:48
La vittima, Antonio De Pietro
La vittima, Antonio De Pietro

Compariranno dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro il 19 maggio prossimo Rosario Battaglia, 37 anni, di Piscopio, e Michele Fiorillo, 35 anni, alias “Zarrillo”, pure lui di Piscopio per rispondere dell’accusa di concorso nell’omicidio ai danni di Antonio De Pietro. È quanto deciso dal gup distrettuale di Catanzaro, Alfredo Ferarro, che ha rinviato a giudizio Rosario Battaglia, mentre per Michele Fiorillo ha accolto la richiesta della difesa – rappresentata dagli avvocati Sergio Rotundo e Alfredo Gaito – di procedere con il giudizio immediato. Rosario Battaglia è invece difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Francesco Muzzopappa.


L’omicidio De Pietro

La vittima, di Nicotera, impiegato della direzione provinciale del lavoro di Vibo Valentia, è stata freddata a colpi di pistola nei pressi del cimitero di Piscopio l’11 aprile 2005. Ad eseguire materialmente il fatto di sangue sarebbe stato Rosario Fiorillo, 32 anni, alias “Pulcino” – cugino di Battaglia e “Zarrillo” – la cui posizione è stata stralciata in quanto quindicenne all’epoca dei fatti e quindi competente il Tribunale per i minorenni.

La relazione extraconiugale

Antonio De Pietro sarebbe stato ritenuto dagli imputati “colpevole” di aver intrattenuto una relazione extraconiugale con Maria Concetta Immacolata Fortuna, madre di Rosario Fiorillo, a causa della quale la donna stava dilapidando il patrimonio dell’intera famiglia. Tale rapporto more uxorio sarebbe stato fortemente osteggiato da Rosario Fiorillo, ritenuto l’esecutore materiale del delitto ma aiutato per compiere il delitto dai cugini Rosario Battaglia e Michele Fiorillo. Le primissime attività investigative espletate all’epoca dell’uccisione di De Pietro avevano condotto all’esecuzione di un fermo di indiziato di delitto nei confronti dei presunti responsabili, provvedimento che, tuttavia, non era stato convalidato per carenza di gravità indiziaria, con conseguenti scarcerazioni.
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