La procura generale di Catanzaro ha impugnato la sentenza di assoluzione nei confronti di Angelica Melania Serban, accusata di aver rapinato e ucciso l’anziano di Lappano, Damiano Oriolo. Ci sarà dunque un processo d’appello, come sollecitato dall’avvocato di parte civile, Angelo Nicotera, soprattutto per chiarire ed eventualmente valutare in modo diverso gli elementi probatori contestati all’imputata che nel processo di primo grado, svoltosi con il rito abbreviato, aveva ottenuto un pronunciamento favorevole limitatamente alla contestazione di omicidio volontario. La donna, infatti, era stata condannata solo per il reato di rapina a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

I magistrati della procura generale di Catanzaro, tuttavia, hanno condiviso le argomentazioni presentate dalla parte civile, ritenendo che vi siano le prove della presunta colpevolezza dell’imputata che nel giudizio precedente non sarebbero state valorizzate adeguatamente dal giudice di merito. Un caso, quello di Damiano Oriolo, avvolto nel mistero ormai da quattro anni. Il suo corpo non è mai stato trovato.

Cosa scrive la procura generale

Il sostituto procuratore generale Santo Melidona, contestando le motivazioni riportate nella sentenza di primo grado, ritiene che la somministrazione di sostanza narcotizzante contenente il principio attivo delle benzodiazepina, corrisponda ad un atto diretto a "procurare una malattia nel corpo e nella mente". Questo passaggio è propedeutico all'assunto in cui la procura generale di Catanzaro è convinta che “non è logicamente sostenibile che lo stesso possa essersi allontanato per un lungo tratto dall'autovettura, senza i pantaloni e senza nemmeno le scarpe, né è immaginabile che il suo corpo, ad avvenuto decesso, possa essere stato integralmente distrutto dall'intervento di animali selvatici. Le ricerche del povero Oriolo, che sono state avviate dopo solo tre giorni dalla scomparsa, procedendo concentricamente dal punto in cui è stata rinvenuta l'autovettura e le stesse, pur svolte professionalmente ed infatti le ricerche sono state così accurate da consentire di rinvenire addirittura la sim-card estratta dal suo telefono trovato poi nella disponibilità dell'imputata), non hanno consentito di individuare tracce che potessero essere indicative di una distruzione del corpo ad opera di animali". Per il pg Melidona, dunque, "vi è un'unica spiegazione logica che giustifica la scomparsa di Oriolo". E la spiega così.

«L'imputata dopo essersi accorta del decesso di Oriolo, verosimilmente con l'aiuto di un complice, ha sottratto il cadavere della vittima e successivamente lo ha occultato, soppresso o distrutto. A quest'ultimo proposito, è altamente probabile che il corpo della vittima sia stato soppresso in mare, per come è dato evincere dalla conversazione intercettata in carcere in data 22 novembre 2020». Il magistrato che rappresenta l'accusa in appello fa anche un paragone. «Da questo punto di vista, è del tutto ragionevole che la vicenda si sia sviluppata con le stesse modalità osservate nel caso dell'omicidio di Ciancio Giglio Palmo avvenuto nell'anno 2015 e del quale è stato riconosciuto responsabile un ex fidanzato dell'imputata, la quale aveva svolto il ruolo di adescamento dell'anziano poi ucciso dall'uomo". Per questi motivi, la procura generale chiede alla Corte d'Appello di Catanzaro di riqualificare il reato da omicidio volontario in omicidio preterintenzionale.

Una conclusione sostenuta dal fatto che Angelica Melania Serban fosse consapevole che una volta rinvenuto il corpo di Damiano Oriolo, le successive analisi avrebbero evidenziato la presenza di quella sostanza narcotizzante. La famiglia di Damiano Oriolo, attraverso il legale Angelo Nicotera, continua a nutrire fiducia nella giustizia, sperando che si arrivi finalmente a conoscere la verità.