Diamante ricorda Francesco Augieri barbaramente ucciso un anno fa

L'omicidio del 23enne di Cosenza durante una lite avvenuta all'altezza della piazzetta intitolata a Padre Pio. Questa sera previsto un evento di commemorazione

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di Francesca  Lagatta
22 agosto 2019
15:09
Il punto in cui si è consumato l’omicidio di Francesco Augieri (nel riquadro)
Il punto in cui si è consumato l’omicidio di Francesco Augieri (nel riquadro)

È passato già un anno da quando il 23enne cosentino Francesco Augieri è stato ucciso. Il giovane è stato finito a coltellate a Diamante, dove si trovava in compagnia di amici, durante una lite con un gruppo di giovani campani in villeggiatura. Questa sera nella città altotirrenica si terrà una cerimonia in sua memoria presieduta dal vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, Monsignor Leonardo Bonanno. A partire dalle 23, la comunità civile ed ecclesiastica si unirà per pregare e riflettere nel cuore della notte nella piazzetta San Biagio. «Vogliamo accendere la luce della passione per la vita, moltiplicare l’impegno per la legalità ed il rispetto», è scritto in una nota diramata dall'amministrazione comunale.

La tragica notte

Sono le circa le 4 notte del 22 agosto 2018. A Diamante un gruppo di ragazzi è seduto in un bar, beve qualche drink in attesa che spunti l'alba. Uno di loro si alza e va a comprare le sigarette, solo qualche centinaio di metri più in là. E' un giornalista di origini napoletane di 28 anni che ha stretto amicizia con dei giovani di Cosenza. Durante il tragitto viene spintonato da un ragazzino e sbotta: «Tagliati i capelli, ricc*****». Nasce una colluttazione, loro sono in quattro, forse di più, hanno un coltello, il giornalista si ferisce a un gluteo, sanguina, ma non ne accorge. Sembra essere finita lì. Il gruppetto di aggressori se ne va, mentre il cronista napoletano torna al bar. «Mi so fatt vattr ra nu muccus», dice agli amici. Tradotto: mi sono fatto picchiare da un bambino. Un ferita all'orgoglio che fa più male di quella che ha sulla sua pelle. La violenza deve essere punita. Tra coloro che sono attorno al tavolo, si alza Francesco Augeri, 23 anni, figlio di un noto medico di Cosenza e sfegatato tifoso rossublù. I due si incamminano, forse incappucciati diranno le indagini, in cerca degli aggressori. Percorrono 300, 400 metri, non di più, e li trovano, all'altezza della piazzetta intitolata a Padre Pio. E' un attimo, gli sguardi si incrociano, volano parole grosse e spintoni. E di nuovo spunta fuori il coltello. Francesco Augieri viene colpito da numerose coltellate e cade a terra in una pozza di sangue. I protagonisti della vicenda si dileguano, l'amico chiama i soccorsi. Il sangue fuoriesce copioso. I sanitari a bordo dell'ambulanza fanno un primo tentativo di salvarlo trasportandolo all'ospedale di Cetraro. Non è chiaro cosa accade il quei minuti, ma il ferito non può rimanere nel nosocomio cetrarese e viene rimesso in ambulanza, direzione ospedale Annunziata di Cosenza. Intanto è passata più di un'ora e il 23enne si spegne prima di varcare la soglia. L'autopsia dirà che ad uccidere Francesco sono state due coltellate al torace e una alla gola.


Le indagini

Il 26 agosto, nel giorno dei funerali (celebrati nella chiesa della Madonna di Loreto a Cosenza), il 19 enne Francesco Schiattarelli, da giorni braccato dalle forze dell'ordine, si presenta spontaneamente al carcere di Secondigliano, dichiarando di aver preso parte alla rissa. In un primo momento la stampa parla di confessione dell'omicidio, versione successivamente smentita dai suoi legali. Il giovane, anzi, si professa innocente, ma i giudici non gli credono e sono convinti che sia stato proprio lui a infliggere i fendenti mortali. Di conseguenza, il Gip accoglie la richiesta di convalida del fermo emesso dalla Procura di Paola applicando la misura cautelare in carcere. Misura confermata anche dal tribunale del Riesame. Ma a marzo 2019 le indagini prendono un'altra piega. La Corte di Cassazione chiede al tribunale del Riesame di rivedere la posizione dell'unico indagato per la morte di Francesco Augieri e rispedisce gli atti agli stessi giudici perché vengano nuovamente analizzati. La Suprema Corte non è convinta fino in fondo della colpevolezza di Schiattarelli.

A luglio di quattro mesi più tardi arriva un'altra eclatante svolta nelle indagini. La procura di Paola indaga anche il giornalista per il reato di concorso anomalo in omicidio, perché secondo gli inquirenti sarebbe stato lui ad esporre l’amico al pericolo di morte chiedendo di vendicarlo e trascinandolo nella rissa rivelatasi fatale.

I tasselli mancanti

Le indagini vanno a rilento perché ci sono dei tasselli mancanti nella ricostruzione della vicenda. Il primo è rappresentato dal fatto che mancano le immagini dei momenti più salienti. Infatti, quando qualche ora dopo l'omicidio gli investigatori si presentano nel locale che quella notte ospitò Augieri e l'amico prima della tragedia per acquisire le immagini registrate dall'impianto di video sorveglianza, i proprietari dichiareranno che quelle immagini non esistono già più. Si sono cancellate automaticamente.

Il secondo tassello mancante è dato dall'assenza di testimonianze, nonostante decine di persone quella notte abbiano assistito all'evento. Tra queste, alcune sono state interrogate dal Pm, ma c'è chi dirà di non ricordare, chi difenderà Schiattarelli e chi dirà di non essersi accorto delle coltellate. Qualcun altro negherà persino di essersi trovato sul posto. Gli unici indizi utili alle indagini arriveranno da un soggetto minorenne, le cui dichiarazioni combaceranno con quelle del giornalista ferito, anche lui testimone oculare ma non troppo, per via dell'aggressione subita e dello shock.

 

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