La sentenza

Omicidio Macrì a Crotone, la Cassazione assolve Foschini: i giudici smontano l’intercettazione chiave

L'imputato era stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere. Sentenza ribaltata in Appello dove la perizia fonica promossa dalla difesa aveva dimostrato la sua estraneità al delitto 

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di Redazione
4 febbraio 2022
13:03

È  definitiva la sentenza con cui Gianluigi Foschini è stato assolto del delitto dell’omicidio di Francesco Macrì, avvenuto a Crotone nell’agosto del 2014. A seguito di un altro grave fatto di sangue, perpetrato nel territorio del crotonese, Gianlugi Foschini ed alcuni suoi familiari furono convocati nei locali del commissariato del luogo per essere sentiti su alcune circostanze relative a quel delitto.

La videoregistrazione

Nell’occasione furono predisposti, nella sala di attesa dove si trovavano Foschini ed altri soggetti, impianti di videoregistrazione e ciò al fine di monitorare i colloqui nell’attesa che emergessero elementi utili alle indagini in corso. Fu in quell’occasione che, secondo l’ipotesi accusatoria, poi avvalorata da una consulenza fonica redatta da un incaricato, da un colloquio intercorso tra Foschni ed il suo fratello sarebbe emersa una frase che era stata ritenuta riveltarice della sua responsabilità nell’omicidio consumatosi nell’agosto 2014.


La condanna

Per tale ragione fu disposto l’arresto in carcere ed il processo, con giudizio abbreviato, che si concluse con una sentenza di condanna a 30 anni di reclusione. Impugnata la sentenza, la Corte di Assiste di Appello dispose una perizia fonica al fine di accertare l’effettivo contenuto di quella conversazione. Si era infatti verificato che la difesa del Foschini, sosteneva l’inattendibilità delle conclusioni della consulenza redatta per conto del pm, in forza di una consulenza redatta da un professore ordinario di fonetica, a cui i difensori si erano rivolti.

La perizia fonica

Questa nuova perizia ha concluso escludendo che la frase incriminata fosse, addirittura, comprensibile nel suo significato (che invece sarebbe dovuto esser univoco). Da qui la perizia disposta in appello che ha concluso per l’assoluta inesistenza dei presupposti che avrebbero potuto legittimare l’esistenza di quella frase incriminata. Pertanto Gianluigi foschini, in appello, fu assolto per non avere commesso il fatto e, per l’effetto, immediatamente scarcerato.

Il ricorso in Cassazione

Da qui il ricorso in Cassazione del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro da cui è scaturita la discussione davanti alla Suprema Corte di Cassazione, alla presenza del Procuratore Generale della Corte di Cassazione e dei due difensori, gli avvocati Grancesco Gambardella e Aldo Truncè. Nella serata di ieri la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale. Pertanto la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva.   

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