Omicidio netturbini a Lamezia, i familiari invocano giustizia: «Si riapra il caso»

Oggi la commemorazione del barbaro delitto in cui persero la vita Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Mai individuati i colpevoli

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di Tiziana Bagnato
24 maggio 2019
16:04

«Ora basta prendersi in giro. Vogliamo la riapertura del caso. Verità e giustizia per Pasquale e Francesco». Lo chiedono da anni i familiari di Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano i due netturbini trucidati a colpi di kalashnikov all’alba del 24 maggio 1991. Un dolore composto e silenzioso il loro che quest’anno, a distanza di 28 anni, si è trasformato in uno striscione messo accanto alla lapide che ricorda le due vittime innocenti di ‘ndrangheta a pochi passi da dove vennero uccisi.

 


Un luogo desolato, preso di mira dall’abbandono di rifiuti, con una rotatoria ricoperta da una grossolana pavimentazione verde a simularne un prato. Un finto prato spesso ricoperto da escrementi di animali. Eppure basterebbe poco per ridare dignità a quel luogo, almeno questo visto che Francesco e Pasquale, due persone oneste, lavoratori e di sani principi non sono riusciti ad avere sulla terra quella giustizia che avrebbero meritato. In loro ricordo oggi l’amministrazione comunale presieduta da Francesco Alecci ha deposto una corona di fiori accanto alla lapide che li ricorda e l’attore e regista Francesco Pileggi ha tenuto una breve performance teatrale.

 

Presenti anche gli studenti dell’Istituto Comprensivo Nicotera Costabile, il testimone di giustizia Rocco Mangiardi e il parlamentare Pino D’Ippolito che si è unito alla richiesta dei familiari affinché il caso venga riaperto.

Giornalista
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