Omicidio Rosso, il mandante aveva tentato di uccidere il padre della vittima
L'intensa attività investigativa ha trovato pieno riscontro nelle dichiarazioni di Danilo Monti, tra i soggetti ritenuti esecutori materiali del delitto del giovane macellaio di Simeri Crichi e destinatari di misure custodiali in carcere nel settembre scorso.
Nei giorni immediatamente successivi all'omicidio di Francesco Rosso, il macellaio di Simeri Crichi ucciso il 14 aprile 2015 all'età di 38 anni, le attività di indagine si erano già concentrate su Evangelista Russo, uno dei due soggetti raggiunti oggi da una ordinanza di custodia cautelare in carcere insieme a Francesco Mauro, provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro ed eseguito dai militari della Compagnia di Sellia Marina. Da tempo infatti tra le famiglie Russo e quella della vittima vi era un clima di profonda inimicizia. Risale al 1999 una violenta lite tra le due famiglie in seguito alla quale Evangelista Russo riportò segni permanenti al cranio. Qualche anno dopo, nel 2003, era stato Russo a tentare di esplodere colpi d'arma da fuoco contro Antonio Rosso, padre del giovane macellaio. Un tentativo fallito per il malfunzionamento dell'arma, una pistola calibro 22. E ancora, i dissidi tra i due nuclei familiari proseguono nell'ottobre 2014, sei mesi prima dell'omicidio, quando Evangelista Russo aggredisce verbalmente all'interno di un bar Antonio Rosso al punto che quest'ultimo decide di sporgere querela.
Le dichiarazioni di Monti
Antichi rancori tra l'indagato e il padre della vittima dunque sfociati in un efferato omicidio. A confermare gli elementi di indagine sono state le dichiarazioni di Danilo Monti, tra i soggetti ritenuti gli esecutori materiali del delitto e destinatari di misure custodiali in carcere nel settembre scorso. E' lui infatti, secondo quanto emerge dall'ordinanza, a ricostruire lucidamente le fasi del fatto di sangue, premeditato, accuratamente organizzato ed eseguito con modalità brutali, e a indicare come mandante Evangelista Russo. Questi, sempre secondo quanto emerge dalle carte dell'indagine, attraverso l'omicidio Rosso, per la cui esecuzione aveva pagato una somma di 30 mila euro, si era vendicato dell'aggressione subita nel 1999 da Rosso e nello stesso tempo si era riscattato anche agli occhi degli altri provando una macabra sensazione di compiacimento: «E' combinato un setaccio» diceva Evangelista Russo a un suo amico riferendosi al padre della vittima, imprecando per le ricchezze che lo stesso aveva accumulato negli anni e prospettando anche la sua morte.
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