L'operaio morto a Gioia autorizzato a visitare il porto e non a lavorare

Con provvedimento dell'Autorità portuale, che parla di 'gravi omissioni ai doveri di vigilanza, violazioni di assunzione di responsabilità e di autorizzazione allo svolgimento di attività lavorativa', decade la concessione alla società

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di Redazione
13 settembre 2019
18:54

L'autorità portuale di Gioia Tauro ha dichiarata decaduta la concessione demaniale marittima ad una ditta, la Zen Yacht, in seguito all'avvio di una vicenda amministrativa che ha avuto origine dalla morte, avvenuta il 21 giugno scorso, di Agostino Filandro, colpito da un cavo spezzatosi improvvisamente mentre lavorava. Lo rende noto la stessa Autorità, guidata dal commissario straordinario Andrea Agostinelli.

 


"Gravi omissioni ai doveri di vigilanza, violazioni di assunzione di responsabilità e di autorizzazione allo svolgimento di attività lavorativa della ditta Modulus - è scritto in una nota - sono i motivi per i quali l'Autorità Portuale di Gioia Tauro, con proprio decreto, ha dichiarato la decadenza della concessione demaniale marittima alla ditta Zen Yacht srl. Da anni, la Zen Yacht ha occupato parte della banchina di ponente del porto di Gioia Tauro allo scopo di mantenere un cantiere per la costruzione e la riparazione di yacht nonché una darsena per l'alaggio ed il varo di unità da diporto".

 

In relazione alla morte sul lavoro, prosegue la nota, la Procura della Repubblica di Palmi ha iscritto nel registro degli indagati i legali rappresentanti, nella qualità di amministratore e dipendente della Cooperativa Modulus, chiamati a rispondere di omicidio colposo per "negligenza, imprudenza ed imperizia, nonché per inosservanza delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Dal canto suo, l'Autorità portuale ha avviato i relativi accertamenti amministrativi dai quali è emerso che Agostino Filando, entrato in porto con una autorizzazione d'ingresso, richiesta dalla ditta Zen Yacht, esclusivamente in qualità di 'visitatore', nei fatti è invece deceduto durante lo svolgimento di un'attività lavorativa di alaggio di un natante effettuata dalla Cooperativa Modulus, fra l'altro priva delle necessarie autorizzazioni per lo svolgimento di tale tipo di attività. In pratica - afferma l'Autorità - la cooperativa Modulus, i cui dipendenti stavano manovrando la gru che ha cagionato la morte di Agostino Filandro, operava in porto in virtù di un contratto stipulato con Zen Yacht per svolgere un'attività lavorativa limitata esclusivamente a piccoli lavori di falegnameria e manutenzione natanti, e non certamente estesa all'alaggio ed al varo. Dagli accertamenti effettuati, l'Autorità ha così contestato una inaccettabile violazione delle regole disciplinanti l'accesso e lo svolgimento di attività lavorative in ambito portuale. Violazioni queste riferibili al concessionario Zen Yacht, che si è dimostrato irrispettoso delle norme e regole che disciplinano l'esercizio dell'attività di concessione demaniale marittima". "La tragica morte del signor Filandro - ha dichiarato Agostinelli - pone in primo piano la necessità del più rigoroso rispetto delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, norme che in ambito portuale assumono un ruolo primario nella valutazione circa la permanenza delle condizioni basilari per lo svolgimento di attività lavorative". 

 

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