Il Parco acquatico di Rende, si rischia una cattedrale nel deserto da 18 milioni di euro

VIDEO | L’ultima grande opera dell’era Principe nel feudo della cosca Lanzino-Ruà. Andata deserta la prima gara, l’amministrazione comunale ci riprova. Lo scetticismo dei cittadini, che vivono in un’area che fa i conti con topi, siringhe e degrado

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di Pietro Comito
1 agosto 2018
11:35
Il Parco acquatico di Rende
Il Parco acquatico di Rende

La vecchina è quasi rassegnata: «Ma voi dite che si fa?», domanda lei a giornalisti, i quali riprendono quell’imponente struttura che rischia di marcire. Siamo a Rende, tra le città più moderne di una Calabria in perenne ritardo. E davanti a noi c’è l’ultima grande opera dell’era Principe: il parco acquatico sportivo Santa Chiara che si teme possa diventare una cattedrale nel deserto. Da un paio d’anni praticamente completata, la prima gara per individuare il gestore è andata deserta. Un’opera milionaria che, evidentemente, viste le condizioni poste dal Comune cosentino, secondo il mercato diventa diseconomica da gestire.

«L’ennesimo fallimento di questo Comune»

«Diseconomica? Dipende. Se le condizioni sono queste sì, quanto all’opera in sé non è affatto vero». A parlare è Gianfranco De Franco, giornalista, consigliere comunale d’opposizione al Comune di Rende. Spiega: «Basta andare su internet, quanti parchi acquatici esistono in Italia? Funzionano, caspita se funzionano. Tutto sta ad integrare il parco al territorio, a renderlo una risorsa. Ma di questo, nella visione dell’amministrazione comunale e della dirigenza, non c’è traccia». Una spina nel fianco dell’amministrazione comunale, De Franco, che - dai sospetti sul servizio di riscossione tributi alla Maggioli spa fino alle mani bucate nella stipula di contratti di consulenza con esterni - non ha mai fatto sconti. «Il parco acquatico – dice ora – è l’ennesimo fallimento di questa amministrazione e dei suoi burocrati».


Il parco nel territorio di Lanzino

Già, il parco acquatico. Interessante la sua storia. Fu un’idea di Umberto Bernaudo, l’ex sindaco oggi a giudizio, assieme a Sandro Principe, nel processo sugli intrecci tra la politica locale e il clan guidato dall’ex superlatitante, oggi boss ergastolano, Ettore Lanzino. Fu appaltata, l’opera, nell’era di Vittorio Cavalcanti, l’ex delfino di Principe che si dimise pur di non compromettersi col sistema che nel 2016 avrebbe scardinato la Dda di Catanzaro. Se qualcuno, al prossimo bando, si farà avanti, ad inaugurare il parco potrebbe essere l’attuale sindaco, Marcello Manna, che con l’inchiesta sul “Sistema Rende” non c’entra ma che il boss di Rende – Rende, il suo Comune - Ettore Lanzino, lo assiste come avvocato. Già, perché in Calabria succede anche questo: amministratori che da un lato avrebbero il dovere politico di costituirsi parte civile contro capicosca e picciotti della ‘ndrangheta, dall’altro però li difendono dalle accuse a loro carico. Tutto lecito, tutto legale. Un problema di opportunità, però, forse si pone. Questa però è un’altra storia…

L’opera che rischia di marcire

Quella del parco acquatico invece è in attesa di un’altra gara. «Il primo tentativo è fallito – spiega Maria Teresa Improta, giornalista di QuiCosenza.it che ha raccontato con i suoi articoli, passo dopo passo, l’odissea di quest’opera – Si era ipotizzata una concessione di nove anni con un canone annuale di appena diecimila euro mensili a carico del concessionario. Ma siamo davanti ad una struttura da diciotto milioni di euro che necessita per la gestione ordinaria di circa tre milioni di euro all’anno».

Vivere tra i topi e le siringhe dei tossici

Piscine, capi campi da tennis, da calcio, servizi, un auditorium. Un’opera ben progettata, ben costruita, collaudata, ma ferma con le quattro frecce. I laghi artificiali si prosciugano, laddove non vengono usati come vasche di rifornimento per i canadair, mentre il tempo inesorabile scorre e usura le strutture. La gente che abita questa campagna che in pratica sorge in pieno centro città non manca di denunciare degrado e disagi. «Hanno fatto questa cosa… Uno schifo, soldi sprecati. E noi viviamo in mezzo ai topi, alle erbacce, e siamo pure senz’acqua». Da queste parti, nulla è funzione. Se non la vigilanza: giorno e notte, per evitare che il parco sia depredato. Quanto al resto, solo degrado. I topi, piccioni e cornacchie, rifiuti, le siringhe abbandonate dai tossici che battono queste strade per iniettarsi un po’ di sballo nelle vene. Portare un po’ di vita da queste parti potrebbe contribuire a risanare anche l’igiene urbana…

Da nove a diciotto anni di concessione

Chiediamo un’intervista all’assessore ai Lavori pubblici Domenico Zicarelli. Si mostra garbato, e di questi tempi, a certe latitudini politiche, è già una conquista. Subordina l’intervista ad un incontro preliminare per comprendere lo scopo della nostra inchiesta, quali saranno le domande, poi – prima di rispondere - avrà necessità di un confronto col sindaco e il dirigente preposto… Non abbiamo, però, tutto questo tempo, i nostri tempi sono un po’ diversi da quelli della burocrazia calabra: noi vogliamo solo sapere che intenzioni ha il Comune di Rende. E così ci viene incontro la proposta che apparato burocratico e assessorato - facendo parziale ammenda rispetto al primo bando - propone, proprio stamani, formalmente all’amministrazione: un piano finanziario e una concessione che passi da nove a diciotto anni. Siamo, anche qui, alla gestazione. Si attende il via libera al bando vero proprio. Si attende una nuova gara. Si attendono, forse, le prossime elezioni. Prima di un’altra cattedrale nel deserto.

Pietro Comito

Giornalista
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