Dieci anni di violenze e orrori, parla la donna vittima del mostro di Gizzeria

In collegamento da una località protetta, Mariana racconta quanto è stata costretta a subire e la sua speranza di tornare in Romania per dare un futuro sereno ai suoi bambini

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di Tiziana Bagnato
6 dicembre 2018
13:25
Mariana, la donna vittima di violenza
Mariana, la donna vittima di violenza

«Mi ero rassegnata al mio destino. Pensavo ai bambini, mi chiedevo che fine avrebbero fatto». E’ una donna ancora fortemente provata e turbata Mariana, la donna segregata, violentata e torturata per dieci anni insieme ai suoi figli e ritrovata in una baracca di Gizzeria dai carabinieri. Parla alle telecamere di Pomeriggio Cinque dalla casa famiglia in cui si trova con i suoi piccoli. Il compagno, Francesco Rosario Aloisio Giordano, è in carcere. Il processo per lui inizierà il 24 gennaio in corte d’Assise. Già nel 1995 era stato arrestato per avere sequestrato, seviziato e violentato una donna ma era stato rilasciato per buona condotta.


Racconta tutto Mariana, si esprime bene l’italiano, anche se lui quando ha partorito le intimava di non parlare con nessuno e diceva di non rivolgerle la parola perché non avrebbe capito. Era venuta in Italia in cerca di un lavoro, si è ritrovata in un inferno. Segregata prima a Falerna, poi in quella casupola di Gizzeria in cui è stata ritrovata dopo che l’uomo era stato fermato per un controllo dai carabinieri. Venti metri quadrati di sudiciume, topi, escrementi. Chiusa dentro con la bimba più piccola tutto il giorno con solo uno spiraglio di luce dall’esterno, aspettando che lui e il figlio, che frequentava la scuola, rientrassero.



Due bimbi diventati subito vittime. La più piccola, racconta tra le lacrime Mariana, cresciuta nella baracca, con problemi di linguaggio e nel muoversi. Lui, il più grande, costretto dal padre da quando aveva cinque anni a picchiarla e ad insultarla. Quando si rifiutava era lui stesso ad essere malmenato. Violenze terrificanti. Come quando, racconta la donna a Barbara D’Urso, venne picchiata con un martello in testa e poi ricucita con ago e filo da pesca dopo che lui le aveva buttato alcol negli occhi. Una cucitura blanda, fatta male che intaccò una vena, causando a Mariana un’emorragia. Vuole tornare in Romania Mariana, ma non può. Deve aspettare il processo. Accanto a lei l’avvocato Conidi. Non si sente ancora al sicuro Mariana. Vuole dimenticare e tornare nella sua terra con i suoi bambini. Per loro vuole un futuro sereno.

 

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