Petrol gate lucano, la Iam assolta da tutte le accuse. Condannati manager Eni

Accolte le tesi difensive sostenute dall'avvocato Andrea Alvaro che ha dimostrato l'estraneità della società e del suo rappresentante, Fragomeni, rispetto alle accuse contestate

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di Redazione
12 marzo 2021
11:23

Arriva la condanna per i manager dell’Eni nella vicenda giudiziaria Petrol gate lucano, ma la Iam S.p.A. di Gioia Tauro esce assolta da tutte le accuse. Il tribunale collegiale di Potenza dopo una camera di consiglio durante circa 8 ore e di un dibattimento lungo più di due anni, ha condannato la società Eni S.p.A. ed alcuni suoi dirigenti.

La Procura distrettuale antimafia di Potenza, competente per il reati di traffico illecito di rifiuti, aveva chiesto in totale 112 anni di reclusione ed oltre 2 milioni e mezzo di pena pecuniaria. 35 erano gli imputati e 10 le società coinvolte. Tra queste c’era anche la Iam S.p.A. di Gioia Tauro e il suo legale rappresentante pro tempore, Giuseppe Fragomeni, difesi entrambi dall’avvocato Andrea Alvaro del Foro di Palmi, che invece sono stati assolti dal Tribunale lucano con ampia formula di merito.


Per Fragomeni il pm aveva chiesto la condanna alla pena di quattro anni di reclusione. Nel caso della Iam la Pubblica accusa aveva invocato la condanna ad euro 198.000 di sanzione amministrativa insieme alla confisca per equivalente di oltre 37 milioni di euro, in solido con le altre società coinvolte. Erano circa 200 parti civili che si erano costituite nel processo.

Nel corso della sua arringa l’avvocato Alvaro (in foto) nello specifico ha contestato l’impostazione accusatoria che si fondava anche su una serie di conversazioni telefoniche intercettate tra i dipendenti dell’Eni. Intercettazioni che avevano consentito alla Procura distrettuale competente di ipotizzare il coinvolgimento connivente e doloso della società gioiose nel traffico illecito di rifiuti.

Il difensore è riuscito a ribaltare il dato accusatorio, presentando una serie di elementi probatori contrari che hanno convinto il giudice collegiale ad escludere il concorso della Iam e del suo legale rappresentante nell’attività delittuosa che invece è stata ritenuta a carico dell’Eni e dei suoi dirigenti e funzionari coinvolti. 

Il processo nasce da un’indagine condotta dal Noe dei Carabinieri, che nel marzo 2016 ha portato all’arresto di 6 funzionari Eni con l’accusa di smaltimento illecito di reflui petroliferi e sforamento delle emissioni in atmosfera al Centro Olio di Viggiano.

La compagnia petrolifera era stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 700mila euro ed alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già sostenuti per l’adeguamento degli impianti. Sono stati condannati per traffico illecito di rifiuti: Ruggero Gheller, già direttore del distretto meridionale Eni, (condannato a 2 anni) Enrico Trovato, Roberta Angelini, Vincenzo Lisandrelli, (1 anno e 4 mesi) Nicola Allegro e Bagatti Luca (anni 2) , dirigenti Eni.

Soddisfazione per la decisione emessa dal Tribunale lucano è stata espressa dall’avvocato Andrea Alvaro che ha visto premiati gli sforzi difensivi nel dimostrare la piena liceità del comportamento della nota società gioiose e del suo management, a cui da anni è stata affidata la gestione dell’importante impianto di depurazione ubicato a Gioia Tauro.

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