Processo Minotauro, chiesto l’annullamento di 50 condanne

L’intera inchiesta rischia di crollare. Il procuratore della Corte di Cassazione ha chiesto l’annullamento delle condanne perché non sarebbe emerso “il metodo mafioso come richiesto dall’articolo 416 bis del codice penale”.
di redazione
31 gennaio 2015
09:39

Torino - Potrebbe ricominciare da capo il processo, in corso a Torino, scaturito dalla maxi operazione anti-'ndrangheta denominata "Minotauro". Il procuratore generale della Corte di Cassazione, infatti, ha chiesto l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello di Torino di 50 condanne del processo perché, secondo quanto riferito da alcuni avvocati, per il procuratore non sarebbe emerso “il metodo mafioso come richiesto dall’articolo 416 bis del codice penale”. Per questa ragione ha richiesto che venga fatto un nuovo processo.



Il maxi- processo, iniziato nel 2011, aveva ricostruito la presenza e l'attività dei clan calabresi in Piemonte grazie, anche, alle dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Rocco Varacalli che avevano portato all’arresto, nel giugno 2011, di 150 persone sia nel capo luogo del Piemonte che nelle zone limitrofe. Il processo d'appello a Torino si era concluso con 50 condanne e 12 assoluzioni. Ora che il processo è giunto in cassazione, però, rischia di crollare l’intero impianto accusatorio. Si attende la sentenza.


 

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