L’udienza

Processo Miramare, il legale di Falcomatà: «Accanimento accusatorio da parte della procura di Reggio»

Lo ha affermato l’avvocato Panella nel corso dell’udienza di Appello del processo in cui è coinvolto il sindaco sospeso della città dello stretto: «Sentenza di primo grado piena di contraddizioni, ciò provoca inquietudine». Attesa per domani la sentenza

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di Gabriella Lax
7 novembre 2022
15:26
L’avvocato Panella in udienza; dietro Giuseppe Falcomatà
L’avvocato Panella in udienza; dietro Giuseppe Falcomatà

Parla di «atti amministrativi perfetti», l'avvocato Belvedere per la segreteria Giovanna Acquaviva. Con l'audizione del legale apre quelle del penultimo giorno di udienze nel processo Miramare, in Corte d'appello a Reggio Calabria. È prevista per domani l'intervento dell'altro legale del sindaco Falcomatà, l'avvocato Giancarlo Caiazza di Roma, e poi, nel pomeriggio dovrebbe essere emessa la sentenza. 

La difesa di Acquaviva

«La mia cliente ha riportato un atto per come doveva essere fatto – spiega Belvedere - Era suo dovere. Era stata segretaria generale in luoghi lontani 700 chilometri, non poteva conoscere le amicizie del sindaco a Reggio. Quindi non si può spendere lo stesso argomento del tono intenzionale nel suo caso. C'è l'assoluta certezza che la mia cliente è stata scelta dal sindaco per le sue capacità personali, non c'era alcuna conoscenza precedente. Come segretaria ha dovuto rivedere gli errori senza dovere nulla a nessuno».


La difesa di Falcomatà

Parola a Marco Panella, uno dei due avvocati del collegio difensivo del sindaco sospeso. Il legale si sofferma sul fatto che «lo stesso pm che ha sostenuto l'accusa in primo grado, la sostiene anche per l'appello. Non penso che nessuno di noi vorrebbe trovarsi in appello lo stesso pm che in primo grado ha chiesto la condanna».

Per Panella ci troviamo di fronte a un «accanimento accusatorio, riferito non alla procura, ma al fatto che si cerca di riproporre addebiti esclusi dal giudice di primo grado» e a un «accanimento probatorio per atti espunti dal fascicolo dibattimentale, con riferimento alla sentenza Cavallo della Cassazione, in questo caso intercettazioni inutilizzabili».

Il dogma dell'accordo

Secondo il legale «quanto accade denota insicurezza e inquietudine perché l'accusa ha capito che ci troviamo di fronte ad una sentenza piena di contraddizioni e che si regge sul dogma dell'accordo tra sindaco e imprenditore Zagarella. Un dogma al quadrato poiché desunto dall'incontro avvenuto tra loro prima del giugno e della delibera di luglio. Tutti gli elementi di prova vengono letti in base al dogma che sindaco e imprenditori si siano messi accordo.

Ad essere esaminato, al contrario è l'iter amministrativo dell'atto, per vedere se nasconde un accordo. La mancanza di evidenza pubblica poteva essere oppure no?».

La contestazione della concessione d'uso

L'avvocato fa riferimento poi al successivo accordo, del 20 novembre 2015, con l'Associazione Ulysses. «In questa convenzione non c'è riferimento al codice appalti, perché non c'è nessuna concessione di servizi. Si voleva disciplinare una convenzione d'uso. Nessuno ha contestato la procedura per affidare il Miramare a Ulysses. Per la concessione dei servizi serviva la delibera. Se questa con Ulysses è una convenzione uguale a quella con l'associazione “Il sottoscala” in nessuno dei due casi si tratta di concessione d'uso».

La difesa di Neri

Nel corso dell’udienza è intervenuto anche l’avvocato Andrea Alvaro, legale dell’ex vicesindaco di Reggio Armando Neri, imputato nel procedimento e accusato di abuso d'ufficio. Il penalista ha chiesto per il suo assistito l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato.

L’avvocato Alvaro ha sostenuto che il giudice dovrà ricostruire, in base agli atti di causa, la verità che si rappresentava ciascuno degli assessori il 16 luglio del 2015, nel momento in cui votò la delibera numero 101, autorizzando l'affidamento provvisorio, temporaneo e sperimentale di una parte dell’Hotel Miramare.

Nel contesto di questa premessa metodologica, il legale ha messo in evidenza come «non vi sia prova che Neri, il 16 luglio 2015, fosse a conoscenza di nulla che potesse far ritenere l’illiceità - peraltro fortemente avversata dal difensore - della citata delibera. Non v’è alcuna prova, infatti, che l’iniziativa di presentare la domanda a nome dell’associazione Il sottoscala sia stata concertata dal sindaco Falcomatà e dallo Zagarella. Non v’è prova - ha aggiunto il difensore - che l’associazione sia stata un mero schermo fittizio dietro il quale lo Zagarella avrebbe operato da “ditta individuale”».

Giornalista
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