“Rimborsopoli”, tutti i politici rinviati a giudizio. Imbalzano prosciolto

La decisione del gup di Reggio Calabria per i consiglieri regionali accusati di aver speso fondi pubblici violando la legge
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di C. M.
17 luglio 2017
20:44

Tutti a processo, tranne uno. Questa la decisione del gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, per gli imputati del processo “Rimborsopoli”. Alla sbarra, dunque, ci sarà buona parte della politica calabrese che ha calcato la scena del Consiglio regionale negli ultimi anni. Unico ad essere stato prosciolto è l’ex assessore Candeloro Imbalzano, che ha visto cadere le accuse mosse nei suoi confronti già in udienza preliminare.

 


I nomi degli imputati

Ecco quali sono i politici che dovranno affrontare il processo: Ferdinando Aiello (Pd), Bruno Censore (Pd), Demetrio Battaglia (Pd), il senatore Giovanni Bilardi (Federazione della libertà), Carmelo Trapani (assistente di Bilardi), l’ex governatore Agazio Loiero (Autonomia e diritti), Carlo Guccione (Pd), Antonio Scalzo (Pd), l’ex segretario-questore del Consiglio regionale, Giovanni Nucera (Udc, poi Ncd), gli ex consiglieri Pasquale Tripodi (Centro democratico), Alfonso Dattolo (Udc), Alfonsino Grillo (“Scopelliti presidente”, poi Ncd), Giuseppe Bova (Pd), Emilio De Masi (Idv), Sandro Principe (Pd), Pietro Amato (Pd), Mario Franchino (Autonomia e diritti, poi Pd), Mario Maiolo (Pd), Francesco Sulla (Pd), Vincenzo Ciconte (Pd), Giovanni Raso, collaboratore del gruppo Udc, il figlio dell’ex assessore regionale ai Trasporti, Diego Fedele, Giovanni Franco.

Ancora da definire le posizioni di Domenico Talarico e Nicola Adamo, per nullità che ne hanno determinato una rivisitazione della loro posizione.

 

Cosa svelò l’inchiesta

L’inchiesta nasce sulla base delle cosiddette “spese pazze” dei consiglieri regionali a partire dal 2010.

Ed è un rosario di soldi sperperati quello che emerge dalle carte di “Erga omnes” poi ribattezzata “Rimborsopoli”. Larga parte di queste spese pazze era già nota alla collettività. Così si è scoperto non soltanto che vi erano politici che, più di tutti, hanno fatto ricorso al rimborso facile; ma anche quelli che hanno tentato la furbata della doppia rendicontazione (gruppo, Consiglio), nonché coloro i quali hanno addirittura provato a portare come “pezze giustificative” delle false fatture o che si sono fatti rendicontare spese sostenute addirittura prima che iniziasse la legislatura. È un elenco imbarazzante ed a tratti irritante: viaggi nelle più esclusive mete europee, una quantità quasi inimmaginabile di pranzi e cene nei migliori ristoranti d’Italia e all’estero (da “Er faciolaro” e quelli esclusivi di Montecarlo), ma ancora servizio limousine, trattamento corpo e Spa; per non parlare di fitness, carburanti, cancelleria, tagliandi parcheggio, gratta e vinci, tarsu, gadget, materiale edile, regali natalizi, spesa in macelleria e un… televisore per la casa. Senza dimenticare, ovviamente, l’attività di finanziamento delle iniziative politiche di partito, espressamente vietata dalla legge e che nell’assunto difensivo dei politici giustificherebbero larga parte delle spese.

 

A processo tutti insieme

Probabilmente le posizioni degli imputati odierni verranno accorpate a quelle degli ex assessori regionali Nino De Gaetano e Luigi Fedele, imputati con rito immediato.

 

c. m. 

Giornalista
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