Fase 2, feste sospese: settore fuochi pirotecnici e luminarie in ginocchio

Presidio a Lamezia Terme degli imprenditori e dei lavoratori affiancati da Casartigiani chiedono alla Regione un’ordinanza per farli tornare al lavoro da metà giugno

di Tiziana Bagnato
29 maggio 2020
16:53

Sono a casa da febbraio, con i dipendenti in cassa integrazione che non sanno se potranno tenere o dovranno licenziare, assicurazioni e spese di manutenzione da sostenere, mutui e tasse da onorare, ma non sanno quando potranno riprendere a lavorare perché il loro è un settore delicato, legato agli assembramenti.

 


Si sono ritrovati questa mattina a Lamezia Terme affiancati da Casartigiani gli impiantisti calabresi, coloro che danno vita alle feste come quelle patronali occupandosi dei fuochi pirotecnici, così come delle luminarie. Eventi dei quali ancora il governo non parla, mentre loro hanno perso e stanno perdendo i mesi più caldi, quelli più redditizi per la loro professione e non esiste al momento un’ipotesi temporale o un perimetro normativo che indichi loro per quanto tempo ancora dovranno stringere la cinghia.

 

Stamattina nella sede di UnionCamere una delegazione proveniente da tutta la Calabria si è unita all’appello di Casartigiani alla giunta regionale affinché venga emanata un’apposita ordinanza con la quale farli ripartire già da metà giugno in sicurezza. «Non ci può fermare alla cassa integrazione – ha affermato Giovanni Aricò, segretario regionale di Casartigiani – bisogna pensare alla prospettiva dell’azienda. Il mio impegno è quello di interfacciarmi con la giunta regionale perché venga fatta un’ordinanza affinché anche questa tipologia di attività si possa svolgere in sicurezza a partire già dalla metà di giugno».

 

Per Aricò è anche importante che ci siano dei sostegni di tipo economico «e non possono bastare né essere sufficienti i due mila euro messi a disposizione dal governo centrale né quelli di Riparti Calabria. C’è bisogno di incentivi a fondo perduto perché per questa categoria di lavoratori il fermo è stato superiore agli altri settori. Sono fermi da febbraio e rischiano di rimanerci per un anno. Ecco perché pretendiamo un attenzione significativa da parte dello Stato».

 

Giornalista
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