Reggio Calabria, aborti aumentati del 10% in un anno: 305 casi nel 2020

VIDEO | I numeri attestano la controtendenza rispetto al resto d'Italia della città dello Stretto. I dettagli emersi nell'ambito dell'appuntamento A tu per tu-Oltre la notizia, format de IlReggino.it (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Elisa Barresi
19 febbraio 2021
08:58

Abortire a Reggio Calabria è una scelta che fa a pugni con tante carenze, una su tutte la carenza di consultori, psicologi, e una rete di supporto che accompagni la donna prima, durante e dopo una scelta drammatica che, al di là delle credenze di ognuno, segnerà la sua intera esistenza. Ma la carenza di strutture e informazione ha generato a Reggio Calabria un dato in contro tendenza con il resto d’Italia: mentre nel resto del Paese il tasso di aborti è diminuito nel 2020 a Reggio è aumentato di circa il 10%. Abbiamo analizzato questi dati con il primario di ostetricia e ginecologia del Gom il dottor Stefano Palomba che, ospite al format del Reggino.it “A tu per tu – Oltre la notizia”, ha commentato in modo scientifico la querelle nata dai manifesti affissi in città dal movimento ProVita & Famiglia.

La polemica sui manifesti

«Un episodio di cronaca che difficilmente può avere un impatto su quella che è la nostra attività quotidiana assistenziale se c’è un confronto può avere, invece, dei risvolti positivi e non essere solo degli osservatori.  Voglio vedere qualcosa di positivo in quello che è successo – conferma Palomba – ovvero, questa querelle ha aperto un problema che probabilmente viene considerato superato da alcuni ma, invece, è ancora molto sentito e che dovrebbe essere di volta in volta rimodulato e reinventato in base ai cambiamenti e all’innovazione e a tutti quelli che possono essere i percorsi assistenziali non soltanto per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza».


Gli aborti a Reggio Calabria

Il dottore Palomba ha sviscerato dati che non possono passare inosservati. «Dai numeri in possesso del Gom, emerge uno spaccato che deve fare riflettere circa diverse problematiche che vanno dalla gestione della donna nella fase pre-concezionale a quella post-concezionale. Quando parliamo di aborto non parliamo di una minoranza clinica ma di qualcosa di clinicamente importante. Noi nel 2019 abbiamo avuto 277 pazienti che sono afferite al nostro centro richiedendo un’interruzione volontaria di gravidanza e sono aumentate nel 2020 a 305. Già questo dato ci fa capire come, sebbene in tutta Italia le realtà sanitarie mostrano un trend in diminuzione delle richieste di interruzione di gravidanza, da noi questo non succede. Noi abbiamo avuto un incremento di circa il 10% mentre in tutte le altre realtà viene evidenziata una riduzione. Questo accade perché probabilmente è scarsa l’informazione sul territorio, nelle scuole, scarsa prevenzione della gravidanza indesiderata sul territorio con i consultori, ma anche per quanto riguarda i medici curanti che sono il primo punto di riferimento della donna. Quindi, ci rendiamo conto che il dibattito di oggi è riferito a un argomento importante che ha un impatto clinico significativo».
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