Il caso

Reggio Calabria, l’accademia di Belle Arti senza Direttore dal 2019: «Il ministero intervenga al più presto»

VIDEO | Istituzione culturale rimasta priva di figura apicale e anche del Consiglio accademico. Situazioni di conflitti interesse, nomine e procedure illegittime sono state accertate dalla giustizia amministrativa. Il professore Sacchetti: «Tar e Consiglio di Stato mi hanno dato ragione»

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di Anna Foti
18 novembre 2021
22:30

«In due anni, sei ricorsi mi hanno sempre dato ragione. Pertanto non mi spiego perché il ministero ad oggi non abbia ancora preso una posizione vista la sua funzione di vigilanza. Al momento l’Accademia è allo sbando». Così Pietro Sacchetti, docente presso l’accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, fotografa l’attuale situazione dell’istituzione culturale che, nonostante le innumerevoli problematiche che inevitabilmente stanno investendo anche la didattica, quest’anno ha superato le cento immatricolazioni, raggiungendo quota 450 tra studenti e studentesse iscritti ai corsi di Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia, Grafica d’Arte, Didattica per l’Arte, Fumetto e Progettazione della Moda.

Mentre si consuma uno scontro interno, di cui è stata investita anche la giustizia amministrativa, un’istituzione culturale del calibro dell’accademia di Belle Arti di Reggio Calabria si ritrova ad oggi senza organi fondamentali come Direttore e Consiglio Accademico. Tutto inizia nel 2019 quando il professore Francesco Scialò viene eletto direttore. Per quel ruolo si era candidato anche il professore Pietro Sacchetti che ha ottenuto l’annullamento della nomina del professore Scialò, nell’ambito di un processo amministrativo arrivato al secondo grado di giudizio.


In attesa delle determinazioni ministeriali

Rispetto alle vicende specifiche, il professore Francesco Scialò, che aveva esperito ricorso al Consiglio di Stato avverso la sentenza di accoglimento del Tar che aveva annullato la sua elezione e che ha incassato il rigetto della sua domanda di tutela, e la professoressa Maria Daniela Maisano, già direttrice dell’accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, non rilasciano al momento dichiarazioni, riservandosi di farlo dopo le attese determinazioni risolutive, richieste più volte in questi ultimi mesi al Ministero e annunciate per fine mese dalla stessa presidente dell’Accademia, Francesca Maria Morabito. Tra le ipotesi, ma pare non l’unica, c’è quella della nomina di un commissario ad acta da parte del Ministero che proceda con un decreto di indizione di nuove elezioni, transitando l’istituzione verso la nuova direzione.

Il primo ricorso nel 2019

«Il primo contenzioso ha riguardato le elezioni bandite dalla direttrice Maria Daniela Maisano alle quali ha partecipato anche il professore Francesco Scialò, suo ex marito, che tra i titoli spesi per partecipare al bando per l’elezione di direttore - ha spiegato il professore Pietro Sacchetti - aveva inserito anche una pregressa esperienza di vicedirettore della stessa Accademia. Tra i motivi a sostegno del ricorso proprio l’illegittimità di questo titolo dal momento che l’incarico di natura fiduciaria era stato conferito nel 2018 al professore Scialò dalla direttrice, nonché sua ex moglie, proprio per il periodo necessario al conseguimento del titolo che poi sarebbe stato utile per essere candidabile all’elezione di direttore. Un incarico, ancorché a titolo gratuito, dunque conferito in una situazione di conflitto di interessi, dal momento che nonostante vigesse la separazione tra i due ex coniugi, direttrice e professore incaricato, vi era e vi è comunque prole. Un conflitto di interessi ravvisato dal Consiglio di Stato adesso e anche dal Tar prima. Un incarico affidato, in ogni caso in un momento successivo al termine richiesto dal regolamento di partecipazione alle elezioni», ha spiegato ancora il professore Pietro Sacchetti, in Accademia da circa trent’anni, dal 2006 docente di Teoria e Metodi dei Mass Media e Digital Video, già vicedirettore della stessa istituzione, diretta dalla stessa Maria Daniela Maisano.

Conflitto di interessi

«Orbene, rileva il Collegio che l’incarico di vicedirettore è stato assegnato su base fiduciaria e la professoressa Maisano, nella qualità di Direttore conferente l’incarico, non poteva non essere consapevole del fatto che quella, sia pur breve, esperienza maturata dal coniuge nell’incarico di vice direttore avrebbe consentito allo stesso di candidarsi alla elezione di Direttore che si sarebbe tenuta di lì a poco (…). Data la sussistenza di interessi comuni in capo ai due coniugi (facenti capo quanto meno ai figli nati dalla loro unione), tale ovvia consapevolezza è stata senz’altro idonea a condizionare la scelta ricaduta proprio sul coniuge», scrivono i giudici della sezione staccata del Tar di Reggio Calabria (sentenza 676/2019).

I ricorsi e la reggenza non codificata

Una vicenda che ha innescato una girandola di nuovi bandi per dotare l’Accademia della figura fondamentale del direttore e che tuttavia sono stati tutti impugnati e annullati dagli organi di giustizia amministrativa. Tutto ciò non ha reso ancora possibile, per il triennio 2019/2022, l’elezione di un nuovo direttore, che di fatto ad oggi manca quando invece avrebbe dovuto avere alle spalle quasi due anni di mandato già espletato. Una questione grave, nelle more, destinata a complicarsi ancora di più. Nel dicembre 2019, infatti, terminata anche la prorogatio di 45 giorni seguita alla scadenza del mandato di direttrice, il secondo consecutivo e non più rinnovabile, Maria Daniela Maisano ha continuato a ricoprire il ruolo apicale. Non lo ha fatto nell’alveo giuridico di una ulteriore proroga, chiesta per il tempo di espletare il nuovo bando per le elezioni che la direzione e solo essa può indire e rispetto alla quale l’Avvocatura di Stato si era espressa con parere negativo, ma in forza di una nomina a reggente, formalizzata per lo stesso fine con decreto dell’allora presidente dell’Accademia Rosanna Barberi e poi tramessa al Ministero. Rispetto a questa nomina lo stesso Ministero avrebbe prestato un tacito assenso, anche sulla base di un precedente registrato nella stessa Accademia alcuni anni fa e di altri riscontrabili anche in altre Accademie. Un tacito assenso che comunque, al netto di una inerzia inspiegabile, pone comunque qualche interrogativo sul mancato intervento ministeriale risolutivo in questi due anni in cui, evidentemente, alcun nuovo direttore, riusciva ad essere eletto.

Dunque la reggenza, incarico a titolo gratuito rispetto al quale la professoressa Maisano aveva manifestato disponibilità, sarebbe stata la soluzione, stante i contenziosi amministrativi che non consentivano alle procedure di elezione del nuovo direttore di essere espletate, per evitare la paralisi dell’istituzione. Ma pure su questo non tutti sono d’accordo.

«La figura di reggente non è contemplata nel nostro regolamento né nel nostro statuto. Questo titolo non è mai stato contestato da me in modo formale. Ho sempre creduto dovesse intervenire il Ministero su questo. Aspettavamo questo, come aspettavamo che fosse pubblicato un bando per le elezioni del nuovo direttore secondo le indicazioni contenute nelle sentenze. Tutto ciò non è mai avvenuto. Anche nelle successive elezioni, subito impugnate e annullate, il professore Scialò ha partecipato pur senza avere i titoli per essere candidabile. La situazione è chiara ma pare che non la si voglia accettare pur di restare ad occupare evidentemente le poltrone. Inoltre proprio l’irregolarità della figura della reggente è stata sottolineata dal Tar nella sentenza con cui ha accolto l’ultimo ricorso proposto, sempre da me e in questa occasione anche da altri docenti dell’Accademia, avverso il decreto di indizione di elezioni del nuovo Consiglio Accademico congiuntamente firmato dalla presidente dell’Accademia (ndr nel maggio 2021 intanto è stata nominata presidente dell’Accademia, Francesca Maria Morabito) e dalla stessa reggente Maisano. Una modalità illegittima visto che il regolamento, che già non prevede la figura di reggente, affida alla sola direzione la prerogativa dell’indizione delle elezioni e non alla presidenza dell’Accademia», ha spiegato ancora il docente Pietro Sacchetti.

Procedure illegittime

«La figura del reggente, invero, non può essere considerata come figura ulteriore rispetto a quella del Direttore non essendo prevista dallo Statuto dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria né dal Regolamento (…). Né rileva che il decreto sia stato sottoscritto anche dal Presidente dell’Accademia cui, invero, come chiarito, non è attribuita alcuna competenza in tema di indizione delle procedure elettorali per la nomina dei componenti del consiglio accademico neppure nella ipotesi eccezionale, nel caso di specie verificatasi, di vacanza della carica di Direttore dell’Accademia», scrivono i giudici della sezione staccata del Tar di Reggio Calabria (sentenza 657/2019).

Un quadro grave emerge dalle sentenze del Giudice amministrativo che, nei contesti sopra descritti delineatisi negli ultimi due anni, ha stigmatizzato anomalie, nomine e procedure viziate anche da conflitti di interesse e dunque illegittime. C’è da dire che la permanenza di persone, coniugate o non più tali, all’interno di stessi rami e addirittura stessi uffici della Pubblica Amministrazione è situazione diffusa e riscontrabile e ipotesi non vietata dalla legge; tuttavia, seppur nell’ottica di non ingenerare discriminazioni, resta doveroso adottare comportamenti responsabili e opportunamente calibrati a ruoli e situazioni, al fine di garantire il Buon andamento e l’Imparzialità sanciti dalla Costituzione.

«Mi auguro che il Ministero nomini al più presto un commissario ad acta che legga le carte, approfondisca le questioni e che consenta all’Accademia, attualmente allo sbando, di potere operare legittimamente e pienamente», ha concluso il professore Pietro Sacchetti.

 

Giornalista
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