Reggio Calabria, medico aggredito da un detenuto in una cella nel carcere di Arghillà

Chiamato per una visita urgente in cella è stato colpito ed è finito al pronto soccorso. La situazione nel penitenziario si fa difficile, mentre gli operatori sanitari vantano ancora cinque mensilità arretrate
 
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di Elisa Barresi
9 maggio 2020
09:23

Per medici e infermieri, in servizio al carcere di Arghillà, la situazione sta diventando giorno dopo giorno più insostenibile. 

 

L’aggressione

A dimostrare la tensione tra le mura del penitenziario è un episodio di aggressione, avvenuto la scorsa notte, ai danni di un medico che, rispondendo alla richiesta d’intervento di un detenuto, ha subito un’aggressione ingiustificata. Quanto accaduto lo ha portato al pronto soccorso rimediando una prognosi di 7 giorni a causa di una contusione allo zigomo destro. Ad essere presa di mira dal detenuto, inspiegabilmente violento, anche il poliziotto della penitenziaria che affiancava il medico.


 
 
 

Senza stipendi

Ma questo non è l’unico episodio che sta rendendo complessa la gestione sanitaria all’interno del carcere. Da gennaio, infatti, il personale medico sanitario non viene pagato dall’Asp pur essendo costretto a turni massacranti. Basti pensare al fatto che i medici che fanno il turno di notte non sono assistiti da personale infermieristico e devono sopperire da soli a più urgenze, spesso in contemporanea, considerando i quasi 400 detenuti. Un quadro già denunciato in tempi non sospetti dal garante per i detenuti che aveva posto l’accento sulla cronica carenza di personale all’interno dell’istituto di Arghillà.

La gestione Covid – 19

Nonostante tutto, però, l’emergenza Covid-19 è stata gestita egregiamente dalla direzione sanitaria, creando una sezione “nuovi giunti” isolati e fornendo i dispositivi di protezione adeguati. Ma per i medici non è stata garantita la stessa solerzia. Infatti, nonostante le continue richieste, non sono stati eseguiti i tamponi per covid 19 ne’ ai medici ne’ agli infermieri delle carceri.

Con devozione nei confronti di un lavoro che vivono come una missione, i pochi medici in servizio al penitenziario di Arghillà hanno continuato a svolgere con professionalità il loro ruolo, garantendo assistenza immediata e puntuale. Quanto accaduto la scorsa notte, ora dovrà trovare sbocco nell’indagine che certamente porterà all’accertamento delle responsabilità del detenuto che ha aggredito il medico.

E per quanto tale mestiere sia fra quelli scelti come stile di vita, ciò che è avvenuto nel penitenziario reggino pone l’accento sull’ineludibile necessità di una maggiore sicurezza per tutti gli operatori sanitari che svolgono quotidianamente un servizio delicato e insostituibile. Un lavoro che, tuttavia, conta oggi ben 5 mensilità arretrate. Mentre la salute, si sa, non può arrivare in ritardo. 

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