La nota

Rende, la versione del sindaco Manna sulla misura interdittiva: «Contro di me un complotto giudiziario»

Il primo cittadino non potrà esercitare la sua professione di avvocato per un anno perché è accusato di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’ex magistrato Marco Petrini

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di Redazione
10 gennaio 2022
18:18
Marcello Manna
Marcello Manna

Riceviamo e pubblichiamo la nota del sindaco di Rende, Marcello Manna, in merito alla misura interdittiva applicata dal tribunale del Riesame di Salerno.

«Con riferimento alla notizia oggi diffusa dagli organi di informazione, relativa all’applicazione, nei miei confronti, della misura interdittiva dalla professione, disposta dal Tribunale di Salerno per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari insieme al magistrato Marco Petrini, nel rimarcare la mia più assoluta serenità in ordine alla correttezza ed alla liceità della mia condotta, assolutamente incompatibile, nella vicenda in argomento così come in ogni altra, in quarant’anni di professione, con la predetta ipotesi, devo necessariamente precisare, per amore di verità e per tutela della mia persona, quanto segue:


Avverso il citato provvedimento è stato da me già proposto ricorso per cassazione, con effetto sospensivo della misura. Questa è stata disposta all’apice di un vero e proprio accanimento processuale nei miei confronti, contraddistinto da una serie di inammissibili iniziative inquisitorie che non mancherò di denunciare nelle competenti sedi. 

Tra le tante, è bene che si sappia: – che il magistrato che mi accusa (unica fonte di prova a mio carico) è stato letteralmente indotto e costretto a fare il mio nome, accusandomi di averlo corrotto, dopo che per ben sette volte, nel corso dell’interrogatorio del 31 gennaio 2020, aveva espressamente negato ogni mio coinvolgimento nella vicenda, e solo dietro espressa dettatura del Pubblico Ministero che lo interrogava, capendo che la relativa ammissione poteva giovargli per fargli “guadagnare” gli arresti domiciliari, ha poi cambiato versione, pure incorrendo, ovviamente, in plurime imprecisioni, falsità ed inverosimiglianze, dando luogo sia il dichiarante, che chi lo interrogava a gravi irregolarità anche di rilevanza penale che non potranno restare impunite.
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