Presa di posizione

Respinto dai compagni di classe, il biasimo dell’ordine degli avvocati di Cosenza: «L’inclusione è un’altra cosa»

Il presidente del comitato pari opportunità Mario Gagliardi: «Violenza inaccettabile proprio nella settimana in cui non si parla d'altro che di educazione ai sentimenti»

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di Salvatore Bruno
23 novembre 2023
16:45

«Da giorni continuiamo a parlare di NON violenza. Della necessità di educare i nostri figli, sin da quando frequentano la scuola primaria, al rispetto dei sentimenti e delle diversità, tutte. Dal giorno in cui una giovane vita, l’ennesima, quella di Giulia, è stata stroncata per mano del suo fidanzato, tutti parliamo dell’importanza dell’educazione ai sentimenti. Siamo nella settimana nella quale ricade il 25 novembre, giornata internazionale della lotta contro la violenza di genere e le giornate di sensibilizzazione si susseguono. E poi? E poi, in barba a tutti i proclami, leggiamo che, intanto, accade un’altra violenza ed un’altra discriminazione. Non è di genere ma è altrettanto inaudita, inaccettabile. Soprattutto se si considera che la piccola vittima è un bambino di appena otto anni». Così in una nota, Mario Gagliardi, presidente del comitato pari opportunità del consiglio dell’ordine degli avvocati del foro di Cosenza, presieduto da Ornella Nucci, interviene sulla vicenda resa pubblica da un articolo de LaCNews24.it del piccolo Francesco (nome di fantasia) di otto anni rimasto solo nella sua aula di terza elementare di un istituto comprensivo della provincia di Cosenza pochi giorni dopo il suo trasferimento nella nuova classe.

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L'inclusione è un'altra cosa

«Questo bimbo, invece di essere accolto dagli altri coetanei, i quali non hanno certamente la responsabilità di questa scelta, è stato accolto dai banchi, completamente vuoti, della sua nuova classe. Questa, infatti, da quel che si legge, è stata la soluzione che i genitori di tutti gli altri bambini hanno ritenuto di adottare per dare, al nuovo compagno dei propri figli, il loro benvenuto. E cosa pretendiamo, poi, dalla Scuola, se nella prima delle scuole, che è la Famiglia, diamo di questi insegnamenti? L’inclusione è un’altra cosa. E, se le cose fossero andare davvero così, ci sarebbe davvero da riscriverla la storia dell’accoglienza e dell’inclusione – afferma ancora Gagliardi - Perché non è così che si educano i bambini al rispetto del prossimo. Perché questi bambini saranno gli adulti del domani. E, se cresceranno con questi esempi, troveranno sempre il modo di emarginare chi non è come loro. E non è detto, però, che “loro” siano migliori di chi come loro non è. Il diritto all'educazione, all’istruzione ed all'inclusione sono principi fondamentali, che dovrebbero essere rispettati, prima a casa, e poi in ogni contesto scolastico».


Bes non è una parolaccia

«Tutti i bambini hanno il diritto di un ambiente di apprendimento sicuro, inclusivo e rispettoso, indipendentemente dalla loro condizione o situazione personale. Senza contare poi – ricorda il presidente del comitato pari opportunità - che la discriminazione nei confronti di un bambino con BES, che non è una parolaccia, ma semplicemente l’acronimo di Bisogni Educativi Speciali, è contraria alla legge e agli obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia per garantire l'uguaglianza e la dignità di ogni individuo e la discriminazione di cui è stato vittima questo bambino viola i principi fondamentali di uguaglianza ed inclusione, che dovrebbero essere alla base di ogni istituzione educativa. Pertanto – si conclude la nota - ci aspettiamo una approfondita riflessione da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa brutta vicenda ed invitiamo, da una parte, i genitori a riflettere attentamente sulle conseguenze dei propri comportamenti e, dall’altra, le Autorità Scolastiche ad adottare misure immediate per affrontare e risolvere la grave problematica insorta. È fondamentale, infatti, che il sistema educativo promuova l'empatia, la comprensione, la cooperazione ed il rispetto, per migliorare le condizioni di tutti gli studenti, senza eccezioni. E, da ultimo, invitiamo i giornalisti a tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica su questo incidente, perché anche questo è un modo di promuovere una cultura di rispetto, inclusione e solidarietà all'interno delle nostre scuole. Perché solo attraverso l'informazione e la sensibilizzazione potremo combattere la discriminazione e lavorare verso una società più giusta».

Giornalista
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