La mobilitazione

Riace, vip e comuni cittadini a centinaia in corteo per solidarizzare con Lucano: «Giustizia ingiusta»

INTERVISTE-VIDEO | Hanno aderito all’appello lanciato via social anche Brunori Sas, Tetes de Bois, Ascanio Celestini, Baba Sissoko, Gad Lerner, Oliviero Toscani, Vinicio Capossela e Fiorella Mannoia. L’ex sindaco: «Non mi arrendo alla denigrazione morale. Rifarei tutti i reati per cui sono stato condannato»

di Ilario  Balì
6 novembre 2021
15:45
Uno scatto dal corteo
Uno scatto dal corteo

Un momento di solidarietà ma anche di protesta contro una giustizia definita “profondamente ingiusta”. A Riace in centinaia hanno risposto all’appello nato sui social per esprimere vicinanza a Mimmo Lucano, l’ex sindaco condannato dal tribunale di Locri ad oltre 13 anni di reclusione per illeciti sulla gestione dell’accoglienza ai migranti. Al corteo, partito dalla strada provinciale, hanno partecipato manifestanti provenienti con autobus da tutta Italia.

Una “chiamata alle arti” per ritrovarsi nel villaggio globale che ha registrato l’adesione di intellettuali e artisti come Brunori Sas, Tetes de Bois, Ascanio Celestini, Baba Sissoko, Gad Lerner, Oliviero Toscani, nonché dei contributi esterni di Vinicio Capossela e Fiorella Mannoia. Presenti anche i due ex candidati a governatore della Regione Calabria Luigi de Magistris e Mario Oliverio.


«Sono Pronto ad accettare qualsiasi cosa – ha detto Lucano - ma non il tentativo di denigrazione morale. Per anni Riace ha rappresentato il riscatto di questo territorio su una questione che negli ultimi decenni ha segnato la storia dell’umanità: le migrazioni e le ingiustizie sociali. Senza accorgermene alimentavo una speranza anche per il nostro territorio altrimenti rassegnato allo spopolamento o al dominio delle mafie».

Nel corso del dibattito pubblico in piazza, a cui ha partecipato anche Gad Lerner, l'ex sindaco di Riace ha ribadito: «Rifarei tutti i reati per cui sono stato condannato»

Domani mattina le iniziative proseguiranno con la visita al cimitero dove è sepolta Becky Moses, la giovane nigeriana costretta a fuggire dal paese della Locride a causa della chiusura del progetto Cas per mancanza di fondi e poi morta carbonizzata, a 26 anni, in un rogo scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando.

Giornalista
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