La ludopatia, i problemi psichiatrici di Bruno Di Cello e un comportamento violento avrebbero generato continue liti. Dieci anni di vessazioni culminate con un colpo di pistola fatale da parte del padre
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Continue richieste di denaro, una condanna definitiva, dieci anni, fa per estorsione nei confronti dei genitori e disturbi psichiatrici già diagnosticati. L’antefatto dell’omicidio di Bruno Di Cello, 30 anni, avvenuto ieri mattina a Lamezia Terme, per mano del proprio padre, Francesco Di Cello, 64 anni, è drammatico. Un contesto di disperazione che si protraeva da oltre un decennio.
La denuncia per estorsione e la condanna
I genitori avevano già denunciato il ragazzo per le sue continue e violente richieste di denaro. Ne era scaturito un processo che era terminato con la condanna per estorsione di Bruno Di Cello. In quel contesto erano emersi anche i problemi psichiatrici del giovane che da qualche anno, infatti, percepiva una piccola pensione di invalidità anche se le sue velleità erano quelle di diventare un fashion blogger e un modello.
Secondo quanto emerso, la vittima soffriva anche di ludopatia e le richieste di denaro, nonostante la condanna, non si sarebbero mai fermate, sempre più pressanti e minacciose. Una condizione che avrebbe portato alla depressione lo stesso padre.
L’ultima lite e il colpo fatale al volto
Ieri mattina, nel Villaggio turistico La Marinella, di Lamezia Terme, dove la famiglia ha una casa, il dramma ha raggiunto l’apice. Il padre, guardia giurata in pensione, avrebbe raggiunto il figlio che si trovava a bordo di una Alfa Romeo Giulietta bianca – anche questo acquisto dei genitori – e sarebbe scaturita una lite culminata con un colpo di pistola fatale al volto. Poi Francesco Di Cello è ripartito e poco dopo si è costituto.
A trovare il corpo del 30enne, intono alle 11, un giovane che rientrava a casa. Inutile l’intervento dei sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Sul posto è intervenuta la scientifica del Commissariato di polizia di Lamezia Terme. L’auto di Bruno di Cello, con evidenti macchie di sangue sul cofano, è stata portata via per rilievi.
L’interrogatorio e il fermo
Dal primo pomeriggio fino a alle 21 di ieri sera si è protratto, davanti al pm Gualberto Buccarelli, al dirigente del commissariato Antonio Turi, e ai difensori dell’indagato, Renzo Andricciola e Pino Spinelli, un lungo interrogatorio al termine del quale è stato eseguito un un fermo di indiziato di delitto nei confronti di Francesco Di Cello per i reati di omicidio, detenzione e porto abusivo di arma clandestina e di ricettazione della stessa arma. Entro martedì è attesa la convalida del fermo da parte del gip di Lamezia Terme.