Rientra da Milano in treno, ma niente tampone: «Attendo da 13 giorni»

La denuncia arriva da Stefano Benvenuto, 25 anni di Tortora, arrivato in Calabria lo scorso 4 maggio. Domani è il suo ultimo giorno di quarantena, dopodiché potrà riabbracciare i suoi famigliari e circolare liberamente

 
di Francesca  Lagatta
17 maggio 2020
15:50

È tornato in Calabria da Milano, una delle zone più a rischio contagio coronavirus, e ancora non sa quali siano le sue condizioni di salute, dal momento che ancora nessuno lo ha sottoposto al test del tampone nasofaringeo, come invece aveva garantito la Regione Calabria ai giovani rientrati a casa lo scorso 4 maggio. È la storia di Stefano Benvenuto, 25 enne di Tortora, fresco di laurea in Farmacia, che studia a Milano da tempo e che agli inizio di marzo, quando il mondo si è fermato per la pandemia, ha rinunciato a tornare a case per trascorrere il periodo di isolamento forzato. Lo ha fatto per questioni di sicurezza, sua e quella dei suoi cari, e così è rimasto nel capoluogo lombardo fino al 4 maggio, data in cui la presidente Jole Santelli ha consentito i rientri dei residenti in regione

 


«L'ho fatto perché le istituzioni ci avevano garantito i controlli - ha detto Stefano -, ma così non è stato». Oggi è il 13esimo giorno di quarantena nella sua casa a Tortora, ma tra 36 ore sarà libero di riabbracciare i suoi famigliari e di circolare liberamente. Eppure ancora non sa se è affetto da coronavirus, se è uno di quei soggetti asintomatici, date le buoni condizioni, che potrebbe rappresentare un pericolo per la salute pubblica.

 

L'arrivo a Scalea

Stefano arriva alla stazione di Scalea a bordo di un Intercity alle 21.15 del 4 maggio scorso. La Regione aveva garantito ai passeggeri la possibilità di sottoporsi al test del tampone grazie a un'unità mobile dell'Asp di Cosenza. Ma chi scende dal treno, si accorge che il presidio non c'è. Ci sono invece le forze dell'ordine, che controllano carte di identità e autocertificazioni, registrando ogni dato e informando celermente i Comuni di appartenenza. I carabinieri chiedono poi ai passeggeri se vogliono comunque sottoporsi al test nei giorni successivi e Stefano è tra coloro che dà disponibilità. «Ci hanno controllato solo la temperatura corporea - ha detto il giovane - ma solo per caso. Il sindaco di Diamante aveva inviato un'ambulanza per il rientro in sicurezza dei suoi cittadini nelle loro abitazioni e i medici che erano a bordo del mezzo si sono offerti di controllarci uno ad uno».

«Nessuno mi ha chiamato»

Stefano, come vuole la prassi, finisce in quarantena. Non entra in contatto con i suoi famigliari e vive in completo isolamento. Ma vorrebbe essere certo di non aver contratto il virus. «Sono 13 giorni che aspetto una chiamata che non è mai arrivata». La preoccupazione aumenta anche in considerazione del fatto che il 19 maggio, a mezzanotte, sarà libero di tornare alla sua vita, di riabbracciare parenti e amici e di andare nei bar e nei negozi, seppur con le dovute precauzioni. «E se avessi il Covid - si chiede -?. Dubito che tra oggi e domani qualcuno mi chiami per sottopormi al test». A saperlo, forse, non sarebbe nemmeno tornato: «L'ho fatto solo perché ci avevano garantito il ritorno in sicurezza». Ed ora che farà? «Cercherò almeno di sottopormi privatamente a uno di quei test rapidi del sangue e cercherò di limitare al massimo i rapporti personali». Ma quanti Stefano ci sono in regione e quanti di questi sono positivi al coronavirus?

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