Il maxiprocesso

Rinascita, Arena tira in ballo Vito Pitaro: «Mi consigliò una dipendente del Tribunale per sbrigare pratiche»

Il consigliere regionale chiamato in causa dal collaboratore di giustizia in qualità di avvocato. Nella deposizione odierna spazio anche ad altri politici: l’ex consigliere comunale di Vibo Alfredo Lo Bianco e il candidato a palazzo Luigi Razza, Ivan Gentile

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di G. B.
5 agosto 2021
21:38
L’aula bunker dove si tiene il processo
L’aula bunker dove si tiene il processo

Spunta anche il nome dell’attuale consigliere regionale di centrodestra Vito Pitaro (eletto a gennaio 2020 con la lista “Santelli presidente) nell’udienza odierna del maxiprocesso Rinascita Scott in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. A chiamarlo in causa è stato il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nel corso dell’esame condotto dal pm Annamaria Frustaci.

Dopo aver riconosciuto in foto Vincenzo Puntoriero, 67 anni, fra gli imputati del maxiprocesso, originario di Rosarno, ma residente a Vibo Valentia, il collaboratore ha spiegato che lo stesso «ha dei negozi di abbigliamento a Vibo di cui uno al Vibo Center. Ha sposato una Cariello che lavora in Tribunale. È legato ai Bellocco di Rosarno ed a Vibo a Domenico Lo Bianco, fratello di Paolo Lo Bianco. È rispettato pure dai Pardea e da ultimo è stato arrestato insieme a Franzone e a Pisano per tentata estorsione»Il riferimento è all’operazione denominata ‘Mbasciata che ha registrato la condanna di Vincenzo Puntoriero a 3 anni e 4 mesi. Carmela Cariello, invece, impiegata del Tribunale di Vibo, è accusata dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in corruzione in atti giudiziari con l’aggravante delle finalità mafiose. Nei suoi confronti la Dda di Catanzaro nel troncone del processo con rito abbreviato ha già chiesto per lei la condanna a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni. «È stato un avvocato di Vibo, Vito Pitaro – ha raccontato Arena – a consigliarmi di rivolgermi alla Cariello per delle pratiche pensionistiche. Pitaro mi disse che la Cariello si metteva a disposizione se ci rivolgeva alle persone giuste». Bartolomeo Arena ha così spiegato di aver individuato la “persona giusta” per contattare la Cariello nel «figlio Gregorio Puntoriero per vedere tramite sua mamma in Tribunale se potevo essere favorito in una pratica».


L’ex consigliere comunale Alfredo Lo Bianco

Vito Pitaro (che non è imputato in Rinascita Scott) non è però il solo politico chiamato in causa da Bartolomeo Arena. In foto il collaboratore ha infatti riconosciuto pure l’ex consigliere comunale di Vibo, Alfredo Lo Bianco, sotto processo in Rinascita Scott per corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose (dimissionario dal Consiglio nel luglio dello scorso anno). «Alfredo Lo Bianco è fratello di Orazio Lo Bianco ed è nipote di Francesco Fortuna, detto Ciccio Pomodoro, in quanto Alfredo ed Orazio sono figli di una sorella del defunto Ciccio Pomodoro. Alfredo Lo Bianco lavorava nella ditta di Lico – ha affermato Bartolomeo Arena – e facevano impianti industriali. Politicamente l’ho conosciuto come una brava persona e non sono a conoscenza di sue condotte illecite, anche se non posso escludere che per la ricerca di voti si sia rivolto al fratello Orazio che invece era il factotum dei Pugliese-Cassarola e si occupava insieme a loro di pompe funebri, gestione illecita del cimitero di Vibo e ultimamente di idrocarburi. Ricordo che una volta Alfredo Lo Bianco mi diede un passaggio in macchina – ha ricordato Arena – ma appena gli ho detto che avevo con me una pistola mi fece scendere dall’auto».

Ivan e Sergio Gentile, detti Toba

Chi invece, secondo Bartolomeo Arena, sarebbe regolarmente affiliato alla ‘ndrangheta, tanto da possedere il grado di camorrista «è Ivan Gentile, detto Toba, rimpiazzato dai Barbieri – ha riferito il collaboratore – di Pannaconi». Candidato nel maggio 2019 a consigliere comunale di Vibo Valentia nella lista “Fare con Tosi”, il movimento politico fondato dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, Ivan Gentile – che non è imputato in Rinascita Scott – non è poi stato eletto. Bartolomeo Arena l’ha riconosciuto in foto unitamente al fratello Sergio Gentile, quest’ultimo invece imputato nel maxiprocesso. «I due fratelli Gentile – ha dichiarato Bartolomeo Arena – volevano entrare nel Buon Ordine della ‘ndrangheta di Vibo ma sin quando ci siamo stati noi del gruppo Macrì-Pardea-Camillò, i due fratelli Gentile non sono entrati. Dopo il 2016 invece sì. Sergio Gentile è stato affiliato nel carcere di Laureana di Borrello da Pasquale Oppedisano di Rosarno. Sergio Gentile era detenuto per aver ucciso a Vibo, in concorso con il cognato Antonio Profeta, tale Michele Fedele che in precedenza aveva picchiato i fratelli Gentile ed anche il loro padre a nome Totò. La dote dello sgarro a Sergio Gentile l’hanno però data i Lo Bianco ed è stato Sergio Gentile ad incendiare la macchina a Salvatore Furlano.

Sergio Gentile è un tipo pericoloso ed è stato lui a disturbare il direttore dell’Ard discount perché pretendeva di fare la spesa gratis. Per tale motivo – ha sostenuto Bartolomeo Arena – l’ho rimproverato pesantemente perché il direttore era mio amico. Sergio Gentile faceva intimidazioni anche per il gruppo Mantella e di recente si era messo a trafficare cocainacon Mommo Macrì che lo riforniva». Ad avviso di Bartolomeo Arena, i fratelli Sergio e Ivan Gentile sarebbero entrati nel nuovo locale di ‘ndrangheta costituito a Vibo nel 2012 «dopo che lo stesso Arena e il suo gruppo ne erano usciti».

Giornalista
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