Rinascita-Scott, Mantella all’avvocato di Pittelli: «La smetta di minacciarmi. Io e lei siamo coimputati»

Ancora scintille in aula. Il Tribunale richiama il collaboratore di giustizia mentre il legale Staiano lo invita a «non dire sciocchezze»

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di Giuseppe Baglivo
13 luglio 2021
18:31
L’avvocato Staiano e nel riquadro il collaboratore di giustizia, Mantella
L’avvocato Staiano e nel riquadro il collaboratore di giustizia, Mantella

Ancora “scintille” fra l’avvocato Salvatore Staiano e il collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott. Un’udienza caratterizzata per alcuni tratti da un “botta e risposta” fra il legale ed il collaboratore, prontamente interrotto dalla presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, Brigida Cavasino. Prima di dare avvio al controesame, l’avvocato Staiano (difensore unitamente al collega Guido Contestabile, dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli) ha chiesto al Tribunale di pronunciarsi sull’acquisizione delle video-riprese di una precedente udienza laddove – ad avviso del legale – “Mantella accendeva e spegneva il microfono. Voglio sapere quello che è successo – ha affermato Staiano – ed i giudici del Tribunale hanno il dovere di pronunciarsi perché al buio non si gioca”. Una richiesta sulla quale il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, ha chiesto il rigetto spiegando di non aver notato nulla di anomalo nella deposizione di Mantella. Una questione, in ogni caso, sulla quale il Tribunale deve ancora pronunciarsi.

Le risposte di Mantella

Rispondendo alle domande dell’avvocato Salvatore Staiano, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella ha spiegato di aver assistito in qualche occasione allo scambio di assegni e denaro fra Pontoriero e Paolo Lo Bianco. “Prima dell’operazione Asterix – ha dichiarato Mantella – in tante occasioni mi sono trovato in macchina con Paolo Lo Bianco e Paolino D’Elia a passare dal negozio di Pontoriero e qui ho visto questo scambio di denaro ed assegni. Pontoriero era un fedelissimo di Paolo Lo Bianco e Filippo Catania”.


Il Grande voleva uccidere Francesco La Rosa

“Carmelo Il Grande comandava a Parghelia – ha riferito Mantella – e si rivolse a Francesco Scrugli per ottenere una moto rubata che doveva essere usata per uccidere Francesco La Rosa di Tropea, detto U Bimbu. Carmine Il Grande è venuto a Vibo ed ha caricato la moto su un furgone”. Ma Mantella conosceva già Carmine Il Grande (in foto)? Secondo quanto reso da Mantella in un verbale del 2016 risalirebbe a tale episodio della consegna della moto la sua conoscenza con Il Grande, mentre in aula il collaboratore ha oggi affermato di non conoscerlo. Dopo le contestazioni da parte dell’avvocato Staiano, Mantella ha quindi confermato le dichiarazioni rese a suo tempo a verbale.

Mantella sbotta ma il Tribunale lo blocca

È a questo punto del controesame che Andrea Mantella si è innervosito ed a domanda dell’avvocato Staiano è sbottato: “Io e l’avvocato Staiano siamo incompatibili, perché siamo coimputati”. Affermazioni subito bloccate dalla presidente del Tribunale, Brigida Cavasino, che ha invitato Mantella a limitarsi a rispondere alle domande. Ma la “tregua” con l’avvocato Staiano è durata davvero poco.

Nicolino Grande Aracri

Occasione del “botta e risposta”, alcune domande dell’avvocato Staiano sulla conoscenza di Mantella con i Grande Aracri di Cutro. “Con Nicolino Grande Aracri sono stato detenuto nello stesso carcere, Catanzaro, mentre con il fratello Ernesto Grande Aracri dividevo la stessa cella, unitamente a Giovanni Abramo. Nicolino Grande Aracri (in foto) era invece nella cella di fronte. Grande Aracri mi diceva che aveva un suo parente nello studio dell’avvocato Staiano. Lo stesso avvocato Staiano aveva entrature con i magistrati”. Neanche il tempo per un’altra domanda da parte dell’avvocato Staino e Mantella è di nuovo “sbottato” all’indirizzo del legale: “La finisca di minacciarmi, avvocato Staiano, lei è un disperato”. Affermazioni subito stoppate dal Tribunale, con Staiano pronto a ribattere: “Non dica sciocchezze, Mantella”.

I rapporti con i clan di Tropea

Ancora una domanda dell’avvocato Staiano e questa volta il tema si sposta sui rapporti con i clan di Tropea e Santa Domenica di Ricadi. “Tonino La Rosa di Tropea ha dato dei soldi per degli investimenti nel settore edilizio a Franco Barba di Vibo Valentia – ha affermato Mantella – il qual mi diceva che riceveva denaro anche da Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, ed era in grado di far guadagnare, con i giusti investimenti, sia Mancuso che La Rosa”. Quindi il riferimento a Pasquale Quaranta di Santa Domenica di Ricadi (non imputato nel maxiprocesso ma condannato in via definitiva nel processo Peter Pan) che, ad avviso di Mantella, era “un fedelissimo di Antonio La Rosa ed era coinvolto negli omicidi di Santa Domenica insieme ai La Rosa. Sia Quaranta che La Rosa erano alleati di Pantaleone Mancuso”. Domanda dell’avvocato Staiano: “Come mai nei verbali illustrativi della collaborazione ha dichiarato di non sapere nulla di preciso sugli omicidi di Pasquale Quaranta ed ora invece afferma cose diverse”? Anche in questo caso Mantella è sbottato, invitato ancora una volta dal Tribunale a limitarsi a rispondere alle domande. “L’avvocato Staiano si sta preparando il terreno…, è un furbacchione che ha preso ventimila euro da me – ha concluso Mantella – per un ricorso in Cassazione”. Ancora un richiamo da parte del Tribunale e il controesame dell’avvocato Staiano si conclude. Si riprenderà giovedì con gli avvocati Murone e Contestabile e poi giorno 20 per il completamento del riesame da parte di tutti i difensori.

Giornalista
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