Il maxiprocesso alla ’ndrangheta

Rinascita-Scott: ricoveri “allegri”, riti di affiliazione e regali ai medici nella clinica controllata da Mantella

Il collaboratore di giustizia Lovato racconta l’amicizia con il vibonese e i privilegi di cui godeva all’interno di Villa verde di Donnici

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di Giuseppe Baglivo
3 novembre 2021
20:39
Andrea Mantella
Andrea Mantella

Ricoveri “allegri” nella clinica Villa Verde di Donnici, soldi ai medici per detenzioni “leggere” nella clinica e affiliazioni alla ‘ndrangheta nella stessa struttura sanitaria. È quanto emerso oggi dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel corso dell’esame in videoconferenza del collaboratore di giustizia Samuele Lovato, già “braccio-destro” del boss di Cassano, Tonino Forastefano, poi pure quest’ultimo passato fra le fila dei collaboratori di giustizia. A condurre l’esame di Lovato nel maxiprocesso Rinascita Scott, il pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci. 

Lovato e l'amicizia con Mantella

La collaborazione con la giustizia è stata avviata nel giugno del 2010 mentre si trovava detenuto agli arresti domiciliari nella clinica “Villa Verde” di Donnici, dopo un trasferimento da un precedente regime detentivo in stato di carcere duro. “Ho conosciuto Andrea  Mantella (in foto) a Villa Verde di Donnici – ha riferito Lovato – perchè anche lui era all’epoca detenuto ai domiciliari nella clinica. Prima di conoscerlo, un altro detenuto nella clinica e gli infermieri mi dissero che Andrea Mantella aveva grande voce in capitolo per poter godere di privilegi all’interno della clinica. L’ho conosciuto dopo le festività del Natale 2008 quando lui ritornò in clinica dopo un permesso di cui aveva goduto per passare le feste nella sua Vibo Valentia. Tramite Andrea Mantella fui alloggiato al secondo piano della clinica, anzichè al quarto dove vi erano i malati mentali gravi. Il secondo piano era a pagamento, anche se io in realtà non pagai nulla in quanto Mantella parlò con il dirigente sanitario della clinica dell’epoca”. Quindi il racconto di Mantella a Lovato sulle simulazioni in carcere da parte di Mantella di disturbi per via dei quali gli era stata riconosciuta una patologia psichiatrica ottenuta attraverso regalie ai medici. “Dissi a Mantella – ha continuato Lovato – di essere battezzato nella ‘ndrangheta per ottenere la sua fiducia, anche se in realtà formalmente non lo ero. Siamo comunque diventati amici e mangiavamo ogni giorno insieme”.


Le “visite” dei vibonesi a Mantella dentro la clinica

Sarebbe stato Andrea Mantella a svelare a Lovato i “trucchi” per simulare malattie capaci di evitare il carcere duro e passare ai “domiciliari” nella clinica dove “ogni giorno – ha dichiarato il pentito – venivano ricevuti gli affiliati in libertà che prendevano ordini sulle attività illecite da compiere all’esterno”. A venire in clinica, provenienti da Vibo Valentia, “per far visita ad Andrea Mantella – ha dichiarato Lovato – erano Antonio Pardea (in foto), Salvatore Morelli, Francesco Scrugli che è stato poi ucciso nel marzo 2012, Mommo Macrì ed il fratello di cui non ricordo il cognome. Anche Scrugli per un certo periodo di tempo è stato ricoverato nella clinica”. 

Mantella ed i riti di affiliazione dentro Villa Verde

Andrea Mantella – ha raccontato Lovato – sarebbe stato in grado di comandare dall’interno della clinica compiendo anche riti di affiliazione alla ‘ndrangheta utilizzando una stanza della struttura sanitaria, con tanto di “santini” bruciati e lamette con cui far scorrere gocce di sangue necessarie per i giuramenti della criminalità organizzata. “Presi un santino che mi aveva regalato in carcere Turi Pellera – ha svelato Lovato – e nella stanza del dirigente sanitario, in quel momento assente, con una lametta e recitando delle formule Andrea Mantella iniziò a compiere il rito di affiliazione per Antonio Pardea che venne tagliato sull’avambraccio abbracciandosi con Salvatore Morelli facendo toccare sangue con sangue. Quando si accorse però che io non ero stato battezzato per i gradi superiori, Mantella interruppe il rito dicendo che l’avrebbe poi ripreso quando sarebbe arrivato pure Francesco Scrugli”.

I regali ai medici di Villa Verde

Alcuni medici che lavoravano a Villa Verde avrebbero quindi beneficiato di ogni sorta di regalie da parte di Andrea Mantella, favorendolo con perizie mediche “taroccate”, crisi d’ansia inesistenti e possibilità di ampio movimento quasi come se il vero “padrone” della clinica fosse in realtà proprio l’allora astro nascente della criminalità vibonese. Un potere all’interno di Villa Verde che, stando al racconto di Lovato, si sarebbe esteso ben presto anche a Francesco Scrugli – cognato di Mantella ed ucciso nel marzo 2012 a Vibo Marina – anche lui ricoverato nella stessa clinica. Molte le “anomalie” riscontrate dal 2008 al 2011 nella clinica durante la permanenza dei due vibonesi.

Fra le tante, il collaboratore Lovato ha ricordato che nel 2009 lo stesso Mantella gli aveva confidato come “per il tramite del professore Ambrosio”, all’epoca direttore sanitario della clinica, “aveva ricevuto gli assegni per l’invalidità civile sulla base di un’inesistente patologia psichiatrica che gli era già valsa la scarcerazione”. Francesco Scrugli, dal canto suo, secondo le dichiarazioni di Lovato, sarebbe inoltre “riuscito ad ottenere qualcosa che gli altri non avevano, cioè il permesso di far dormire in clinica la propria fidanzata, vale a dire Lella Mantella, sorella di Andrea”, così come nella stessa clinica sarebbero rimasti a dormire quando facevano tardi anche i vibonesi Salvatore Morelli e Francesco Antonio Pardea che “venivano a fare visita a Scrugli e Mantella”. Tali “ospiti” avrebbero dormito in una stanza – ha spiegato Lovato – sita al secondo piano, che Arturo Ambrosio aveva messo a disposizione mia e di Scrugli e della quale avevo io stesso le chiavi”. Scrugli, oltre a non pagare la retta della clinica, sarebbe stato inoltre in possesso delle chiavi dell’ascensore. Lo stesso Lovato, Mantella e Scrugli avrebbero detenuto le chiavi del portone di ingresso e di uscita dalla clinica.

Tante le regalie in cambio di favori, perizie compiacenti e cartelle cliniche “taroccate”: televisori, rolex, prosciutti, poltrone, materassi, condizionatori, auto. In tanti, poi, sarebbero stati gli imprenditori vibonesi portati a Donnici “direttamente al cospetto di Mantella perché imponesse loro pagamenti a titolo estorsivo”.

Il collaboratore di giustizia Lovato ha inoltre riferito di aver consegnato ai magistrati tutti i numeri telefonici – oltre 50 – che Mantella avrebbe contattato dalla clinica di Donnici attraverso schede telefoniche intestate persino a malati lì ricoverati. Schede e telefonini, secondo Lovato, sarebbero state fornite a Mantella dai vibonesi Domenico Macrì (in foto) e Francesco Antonio Pardea, pronti a recarsi periodicamente a Villa Verde.

Lovato ha poi indicato in Mommo Macrì l’autore delle scritte sui muri di Vibo Valentia con una bomboletta spray contro l’allora procuratore Mario Spagnuolo. “È stato Andrea Mantella – ha riferito il collaboratore – a dirmi di aver mandato Mommo Macrì a scrivere sui muri la scritta Spagnuolo vattene”. Infine un riferimento alla droga sintetica. “Il dottore Ambrosio si mise a disposizione – ha concluso Lovato – e ci diede un farmaco per fare la droga sintetica, che alla fine non si fece perché Mantella venne arrestato. Ad occuparsi dello smercio della cocaina a Pizzo ed a Vibo Marina nel 2009 era Salvatore Morelli e sono stato io ad indicargli nuovi fornitori di droga in Campania”.

 

Giornalista
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