Rinvenute sette piantagioni di marijuana nelle Serre vibonesi

I carabinieri hanno individuato 750 piante tra Fabrizia e Nardodipace. Avrebbero fruttato al dettaglio 2.8 milioni di euro

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di Redazione
30 agosto 2019
10:59
Una delle piantagioni rinvenute
Una delle piantagioni rinvenute

Un altro colpo è stato messo a segno dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno nei confronti del traffico di stupefacenti. Nel corso dell’ultima settimana, infatti, gli uomini al comando del capitano Marco Di Caprio, unitamente ai militari delle stazioni dei Carabinieri Forestali di Serra San Bruno e Fabrizia, allo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, grazie all’importante contributo del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, continuando il lavoro che era stato avviato con l’operazione “Un posto al sole”, hanno individuato e distrutto, nell’area montuosa delle Serre Vibonesi, tra Fabrizia e Nardodipace, ben 750 piante di canapa indiana suddivise in ulteriori sette piantagioni.

 


L’impegno dei militari è stato particolarmente proficuo: 600mila euro il potenziale giro d’affari “all’ingrosso” delle piantagioni rinvenute; il valore delle singole dosi vendute “al dettaglio” si aggira invece intorno ai 2.8 milioni di euro.

 

L’operazione “Un posto al sole 2” è la conseguenza temporale della prima operazione ove erano state rinvenute già 17 piantagioni di canapa indiana. In questo caso, le piantagioni rinvenute, sempre su scoscesi costoni della montagna, in località difficilmente accessibili, sono in tutto sette, tutte suddivise su più terrazzamenti, per un numero di piante complessive di circa 750. In alcuni casi, per raggiungere le illecite coltivazioni, i militari impegnati nella ricerca hanno dovuto utilizzare corde e materiale da arrampicata, stante la reale difficoltà di raggiungere alcuni costoni di montagna davvero impervi.

 

Anche in questo caso, si conferma l’astuzia degli illeciti coltivatori che, di fatto, hanno continuato a suddividere le piantagioni di canapa per renderne più difficoltosa l’individuazione. Il sistema d’irrigazione era totalmente autonomo, con impianti all’avanguardia, autoalimentati, “a goccia”. Come in precedenza, sono stati individuati locali “essiccatoio” ove si sarebbe dovuta compiere la seconda parte della produzione e del raffinamento della sostanza stupefacente, per la successiva immissione nel mercato illegale.

 

L’operazione, ancora una volta, è la dimostrazione di un impegno corale da parte di tutte le articolazioni dell’Arma dei Carabinieri che fondono le proprie professionalità e competenze per ricercare le migliori modalità utili a contrastare questa tipologia di reato. Ma i controlli non sono ancora terminati: in questo momento, come nei prossimi giorni, i militari stanno perlustrando ulteriormente altre zone montuose alla ricerca di altre eventuali coltivazioni di canapa indiana.

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