Rsa abbandonata da vent'anni ma l'Asp di Catanzaro paga per tagliare l'erba

VIDEO | La storia di questa struttura sita a San Mango d'Aquino inizia nel 1991. Nonostante le diverse inaugurazioni non è mai entrata in funzione. In più, è stata vandalizzata e deturpata. Il Comune ne chiede l'affidamento

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di Tiziana Bagnato
28 novembre 2020
06:23

Mezzi mandati dall’Asp sfalciano e tagliano l’erba, passano anche sopra la pavimentazione, senza troppe remore di fare danni, d’altronde è difficile che le cose possano peggiorare. A San Mango d’Aquino, a cavallo tra le province di Catanzaro e Cosenza, si trova quello che rimane di una residenza sanitaria per anziani abbandonata a se stessa da più di 15 anni.


 

Sessanta i posti letto previsti, due i piani, la struttura era sostanzialmente pronta per entrare in funzione, ma un contenzioso ha tirato il freno a mano e a distanza di vent’anni dalla prima inaugurazione e di trenta da quando si iniziò a progettarla, della residenza è rimasto uno spettro depredato. L’Rsa nasce sulla carta all’inizio degli anni Novanta. 

 

Successivamente l’allora Asl numero 6 affida progettazione e i lavori, nel 2001 vi è l’inaugurazione, nel 2003 si arriva al collaudo. Nel 2005 si passa alla gestione ad un’Ati e qui si crea il blocco perché questa avvia un contenzioso con l’Asl, dal quale non si è mai usciti. Il tutto mentre la residenza è un tripudio di muffa, mura che crollano, letti e materassi nuovi ormai inutilizzabili, un vero e proprio spreco pubblico.

 

Il presidente Oliverio nel 2018 vi effettuò un sopralluogo con l’idea di farne una struttura di recupero dalle dipendenze. In questa prospettiva venne annunciato un apposito coordinamento inter istituzionale tra Regione, Asp, Comune, dipartimenti competenti al fine di definire le procedure e le risorse necessarie.

 

Ma non se ne fece nulla. Oggi il Comune di San Mango, guidato da Luca Marrelli, chiede all’Asp l’affidamento per potere poi attingendo a finanziamenti recuperarla magari trasformandola in una casa della Salute. «Dopo che ci sono stati spesi sette miliardi delle vecchie lire – ci dice il sindaco – è un peccato non renderla operativa».

 

Giornalista
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