L’allarme

Sanità Calabria, la rotta della speranza: «Troppi pazienti scelgono di farsi curare fuori regione»

Il primario di Cardiochirurgia al policlinico universitario di Catanzaro Pasquale Mastroroberto: «Spesso sono i medici e i cardiologi che indirizzano verso altre strutture»

305
di Luana  Costa
1 aprile 2022
06:28
Il primario di Cardiochirurgia al policlinico Mater Domini, Pasquale Mastroroberto
Il primario di Cardiochirurgia al policlinico Mater Domini, Pasquale Mastroroberto

«Fermo restando che i risultati dell’ultimo Pne evidenziano il grado di eccellenza raggiunto dalle due cardiochirurgie pubbliche calabresi sia in termini di volumi, e quindi ricoveri, che di esiti con mortalità a 30 giorni più bassa rispetto alla media nazionale, resta un dato inconfutabile: il numero di pazienti che scelgono di farsi curare fuori regione è ancora alto».

Cardiochirurgia

Così interviene nel dibattito il direttore dell'unità operativa di Cardiochirurgia al policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, Pasquale Mastroroberto, commentando l'articolo in cui si riportano i dati Agenas - Programma Nazionale Esiti (PNE) 2021 relativi a ricoveri nelle strutture regionali ed extraregionali di residenti nella Regione Calabria per interventi di bypass aortocoronarico isolato e chirurgia valvolare isolata.


Libera scelta?

«Lungi da me entrare nel merito di giudicare sia una attività libero-professionale che porta alcuni professionisti a reclutare pazienti calabresi per poi curarli in sedi extraregionali sia la libertà di scelta da parte di chiunque di farsi curare dove e da chi ritiene opportuno ma è necessaria una seria riflessione che porti a proposte concrete. Innanzitutto, non è sempre vero che è il paziente a scegliere ma spesso sono anche medici sia specialisti cardiologi che di medicina generale che indirizzano verso altre strutture fuori regione, il più delle volte private accreditate, per cui sorge un minimo dubbio sulle reali motivazioni di questa scelta. 

Interventi a bassa intensità

Altro elemento da sottolineare è che, oltre al trattamento chirurgico di patologie cardiovascolari, un certo numero di pazienti viene dirottato fuori regione anche per procedure diagnostiche (ad esempio coronarografia) o patologie a rischio medio-basso (ad esempio, aritmie cardiache con impianto di un pacemaker) nonostante in Calabria siano presenti strutture cardiologiche di alto profilo professionale.

Sanità affossata

Infine l’atavico pensiero, molto diffuso soprattutto in Calabria, di una sanità assolutamente inefficiente con strutture fatiscenti e croniche carenze nell’erogare prestazioni minimamente sufficienti per cui tutte le attività sanitarie svolte in altre Regioni debbano essere considerate di livello superiore. Ed è proprio questo l’errore di valutazione. Sono convinto che il vero problema sia soprattutto organizzativo in presenza di alte professionalità per molte specialità cliniche aldilà del caso specifico della cardiochirurgia.

Investire nel pubblico

«Ritengo sia opportuno e non più procrastinabile investire su strutture pubbliche - prosegue il docente - che hanno,nel corso degli ultimi anni, dimostrato un notevole livello di efficienza quali appunto le due cardiochirurgie pubbliche. Quali sono le patologie a più alta incidenza nel mondo occidentale? Le malattie cardiovascolari e quelle oncologiche per cui è indispensabile un investimento sulle strutture che hanno avuto risultati ben chiari e certificati. Più volte le Cardiochirurgie calabresi, quella Universitaria di Catanzaro e quella del Gom di Reggio Calabria, hanno richiesto un potenziamento soprattutto del personale medico e, soprattutto, infermieristico senza alcun riscontro».

A mani nude

È mai possibile continuare ad andare avanti con personale precario che lavora con contratti a breve termine che, in molti casi, vengono rinnovati solo grazie all’emergenza sanitaria correlata al Covid-19? Bisogna rendersi conto che l’incidenza attuale di mortalità per patologie cardiovascolari è più alta di quella per infezione da virus sars cov 2 e relative varianti e che, quindi, è chiaramente un errore mettere in secondo piano dati che appaiono inconfutabili.

La proposta

Una proposta per contrastare la migrazione sanitaria potrebbe essere ridurre il rimborso per prestazioni effettuate in altre regioni quando esiste la possibilità di curarsi nell’ambito del proprio territorio di residenza. Ad esempio, siamo sicuri che la Regione Lombardia accetterebbe pazienti calabresi da sottoporre ad intervento cardiochirurgico con un rimborso inferiore rispetto a quello normalmente erogato? 

Stop al commissariamento

Abbiamo avuto la fortuna di uno stop al commissariamento centrale della sanità regionale che ha prodotto per oltre 10 anni più danni che benefici con l’affidamento dello stesso al Presidente della Regione per cui le aspettative sono sicuramente alte ma, ovviamente, necessitano di un riscontro deciso e palese e in questo non si può non essere ottimisti. Le istituzioni devono intervenire con decisione su molti aspetti e quello della migrazione sanitaria è estremamente importante sotto il profilo economico visto che sottrae risorse a tutti i cittadini della regione.

L'impegno della politica

Per affrontare e risolvere tutte queste problematiche è necessario un impegno concreto da parte della “politica” che però, a mio modesto parere, deve affidarsi anche al contributo di tecnici esperti cioè di tutti quei professionisti sanitari che conoscono bene carenze, limiti e possibilità di sviluppo e che possono quindi fornire utili indicazioni».

Giornalista
GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top