Scalea, ancora furti e manomissioni nell'orto sociale che combatte la criminalità

VIDEO | Ignoti si sono introdotti nel sito della cooperativa Progetto Germano. Dopo aver rotto le catene, hanno trafugato rubinetti per l'acqua e danneggiato l'intero impianto di irrigazione

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di Francesca  Lagatta
30 dicembre 2020
17:40

«Non chiamatela ragazzata per favore». E' la frase lapidaria con cui Fabio Cifuni, presidente della Cooperativa Progetto Germano di Scalea, ha commentato l'ennesimo episodio vile registrato nei terreni dell'orto sociale che gestisce insieme ai volontari. «E finiamo (forse...) il 2020 con un altro "regalo" - ha scritto sui social - qualcuno si è intrufolato nell'orto dopo aver rotto un catenaccio e, con molta cura e minuziosità, ha smontato e portato via sei rubinetti in ottone e tutti i raccordi in ferro». Sembrerebbe un gesto quasi innocuo, una bravata adolescenziale, e invece a queste latitudini anche un gesto apparentemente innocuo potrebbe celare la mano della criminalità locale. «Certo - scrive ancora Cifuni -, non è un danno irrimediabile, anche se per le nostre finanze è pesante, ma il gesto di continuare a far sentire la "loro" presenza non deve passare inosservato, solo per questo motivo pubblichiamo tutto».

Una città problematica

Scalea, malgrado i maldestri tentativi di nascondere l'evidenza, è una cittadina difficile. D'estate si trasforma nella roccaforte della camorra, d'inverno è "sporcata" dalla criminalità locale a cui più volte il tribunale ha dato nomi e volti. Il Comune di Scalea è stato commissariato due volte in sei anni, una per infiltrazione mafiose, l'altra per le dimissioni dell'ex sindaco Gennaro Licursi, dipendente Asp di Cosenza ora in pensione, arrestato un anno fa per una controversa vicenda di assenteismo al lavoro, stessa sorte dei colleghi sindaci che l'hanno preceduto, Pasqaule Basile e Mario Russo, questi due finiti rispettivamente in carcere nell'ambito delle inchieste giudiziarie "Plinius" e "Re Nudo". Ma per fortuna nel dramma della dispoccupazione e del disagio sociale, a Scalea si fanno largo diverse realtà sociali nate con l'intento di dimostrare che la legalità è l'unica via possibile.


Chi solo "loro"?

Tra queste, spicca la cooperativa sociale "Progetto Germano", i cui fondatori, dal nulla, si mettono in testa che coltivando un fazzoletto di terra si può combattere la criminalità. All'inizio, come spesso accade, l'idea di Fabio Cifuni e compagni non viene presa sul serio. Peccato, perché nel giro di qualche mese, la rete sociale si estende a macchia d'olio e ottiene la collaborazione di altre associazioni e di consolidate realtà che operano in ambito clericale.
In poco tempo, quel pezzo di terra alla periferia del paese diventa il luogo di rinascita per ragazzi disagiati a cui il tribunale offre l'occasione del reinserimento in società. I semi coltivati si trasformano ben presto in frutti, verdure e ortaggi e quei prodotti, rivenduti, diventano sostentamente economico per l'associazione e per le persone del posto in difficoltà. Oggi il progetto Germano riesce a sfamare 450 persone bisognose. Chi è in difficoltà, adesso, bussa alla porta dell'associazione e non più a quella dei malavitosi locali, i quali, evidentemente non digeriscono "l'affronto".

Due anni fa le galline sgozzate

Per Cifuni e i suoi volontari, com'era immaginabile, diventano sempre più spesso destinatari di intimidazioni e messaggi eloquenti. Il più macabro, forse, è quello del marzo 2019, quando in quei pochi metri di terra i ragazzi trovano quattro galline nere sgozzate. Un avvertimento in pieno stile mafioso che, come tutte le volte, viene denunciato alle autorità competenti. Secondo il presidente Cifuni, dietro questi episodi ci sarebbe una precisa regia e il tentativo di ostacolare le attività della associazione e i ripetuti "messaggi" cominciano pesare: «Lo sconforto c'è» - ammette l'attivista di origini napoletane, ormai da anni residente nella città di Torre Talao.

Cifuni: «Non ci fermeremo»

Malgrado Cifuni e i suoi ragazzi abbiano passato giorni migliori, affermano che comunque non si fermeranno: «Non possiamo farlo, non possiamo diventare una delusione per chi crede in noi e per chi ha bisogno del nostro aiuto». E in ultimo assicurano: «Il tempo di ricaricare le batterie e ripartiamo».

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