La testimonianza

Troppi tumori nell’area dell’ex discarica di Scalea, l’appello di una paziente oncologica: «Intervenire con urgenza»

VIDEO | La donna nel 2017 ha scoperto di avere un cancro alla mandibola e successivamente alla pelle. Ma il suo non è un caso isolato. Tra i suoi vicini di casa, si contano decine di persone che combattono contro lo stesso male

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di Francesca  Lagatta
12 settembre 2023
09:06

«Mi è crollato il mondo addosso». Poi giù, lungo il viso, le lacrime di dolore di rabbia. Maria Rosaria Esposito è una donna residente a Scalea, che dal 2017 combatte contro un tumore alla mandibola. La malattia l'ha costretta a lunghe torture e le ha cambiato la vita per sempre. «Un giorno, dopo aver starnutito, non sono più riuscita a chiudere la bocca. Ho sentito qualcosa qua che scendeva - dice, toccandosi la mandibola -, pensavo fosse un molare». Invece era un tumore che le stava consumando l'osso del cranio. Dopo una serie di controlli, i medici le hanno comunicato l'impietosa diagnosi e lei si è sentita mancare la terra da sotto i piedi. È stato il marito Carmelo a sorreggerla e a sostenerla lungo tutto il percorso di cura, costellato di imprevisti, rinunce, sofferenze e momenti di sconforto, e trascinarla fuori dal tunnel della morte. Fino a una nuova, terribile scoperta: Maria Rosaria è affetta anche da un tumore alla pelle.

La lunga lista di decessi e nuovi malati

Alla seconda diagnosi, la donna ha temuto di non avere le forze per ricominciare da capo e lottare per la propria vita. Ma grazie all'amore incondizionato della sua famiglia e dei suoi tre figli, anche la seconda volta è riuscita a vincere una prima battaglia e tenere a bada lo sgradito ospite, anche se tante volte si è chiesta perché fosse toccato proprio a lei. Dopo la fase di smarrimento, marito e moglie hanno notato un particolare importante. Nella zona in cui risiedono, tanti vicini di casa hanno già perso la vita a causa di un tumore e molti altri, in quegli stessi anni, si sono ammalati, giovani e non. Troppi, molti più di quanti si possa immaginare. Così Carmelo, per avere un quadro chiaro, ha preso carta e penna e ha cominciato a scrivere i loro nomi e cognomi, specificando la patologia, e si è reso conto di altri due fattori: in ogni famiglia ci sono più casi; il tumore si sviluppa in ogni parte del corpo, ma principalmente all'esofago, polmoni e fegato.


L'ex discarica

Non esiste uno studio sul fenomeno, ma se c'è una cosa che accomuna tutte queste persone colpite da tumore è la vicinanza all'area della ex discarica di rifiuti (che sorge nei pressi del depuratore comunale di Scalea), nata a cavallo tra anni Settanta e Ottanta, e mai bonificata. I residenti non ricordano nessun intervento e quando negli anni passati si sono rivolti alle istituzioni per chiedere la bonifica dell'area e capire cosa ci sia nel sottosuolo, non hanno mai ottenuto risposta. «Prima non c'erano i controlli di adesso - dice un testimone, che preferisce rimanere anonimo - e ricordo perfettamente che qui arrivavano dei grossi tir e scaricavano di notte». Il sospetto, quindi, è che in quella vasta area vi siano sepolti materiali cancerogeni, che arrivano nelle case dei residenti attraverso falde acquifere ed esalazioni. «Ogni tanto quella zona prende fuoco e succede anche tre, quattro volte all'anno, puntualmente». L'ultima è stata quattro sere fa. «Faceva molto caldo ma abbiamo dovuto chiudere porte e finestre per non respirare quell'odore - dice Maria Rosaria -, abbiamo anche messo delle pezze attorno alle finestre per evitare spifferi». Ma non è servito a molto: «Quelle sostanze rimangono nell'aria per molto tempo».

La solidarietà della minoranza consiliare

Subito dopo la messa in onda del nostro servizio, il capogruppo di minoranza e leader del movimento "Per Scalea", Angelo Paravati, ha subito mostrato sostegno e vicinanza a Maria Rosaria e alla sua famiglia, rivolgendo un accorato appello alle istituzioni. «Credo sia opportuno intervenire con urgenza sulla zona di via Valensise e limitrofe - ha scritto pubblicamente -, per cui chiedo all'amministrazione comunale: di interfacciarsi con il comando generale dei Vigili del Fuoco e sollecitare un'attività investigativa indiretta per la radiometria sui luoghi al fine di controllare l'emissione della radioattività con un monitoraggio su larga scala (NBRC); di integrare l'attività con prelievi - da commissionare all'Arpacal - di acque sotterranee per riscontrare eventuali anomalie. All'esito, valutare i necessari successivi interventi. Ovviamente con l'urgenza del caso. E ne approfitto per chiedere - a distanza di un anno - notizie circa l'iter della bonifica della discarica».

Come sta oggi Maria Rosaria

Maria Rosaria è una donna dolcissima, che porta sul suo volto tutti segni della paura e della malattia. Ma va avanti con forza e coraggio, nonostante tutte le difficoltà. «Mi hanno operato al viso quattro volte, una volta mi hanno tolto una protesi che si era arrugginita». Ce la mostra adagiandola sul tavolo della cucina, avvolta in una bustina di plastica. «Ne abbiamo passate tante, - dice il marito Carmelo - ma stiamo combattendo e non ci arrenderemo». I due tumori, al momento, rispondono alle cure e sono sotto controllo e Maria Rosaria, anche se molto provata nel corpo e nella mente, vuole mettere il freno a questa lunga scia di dolore: «Non voglio che altre persone si ammalino né che altre famiglie passino quello che abbiamo passato noi». Di qui la scelta di testimoniare il suo dramma, nella speranza che possa servire a smuovere le acque.

 

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