Escalation criminale

Scalea, dopo l’incendio in un negozio il sindaco Perrotta convocato in Prefettura: «La malavita si sta riorganizzando»

VIDEO | L'amministrazione comunale aveva richiesto un incontro urgente in seguito al rogo che alcuni giorni fa ha distrutto un noto esercizio commerciale della città

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di Francesca  Lagatta
29 gennaio 2024
21:00

La Riviera dei Cedri dice no alla criminalità e prova a correre ai ripari. Dopo l'ennesimo, vile episodio registrato qualche notte fa a Scalea, la locale amministrazione ha chiesto aiuto al prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, come annunciato a LaC News24 dal vicesindaco Annalisa Alfano, e poche ora fa il sindaco Giacomo Perrotta ha confermato che l'incontro ci sarà: «La prefettura - ha detto il primo cittadino ai nostri microfoni - mi ha convocato per il 1° febbraio, alle ore 10:30, nell'ambito del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza».

Cosa è accaduto

Nella notte del 24 gennaio un incendio di probabile matrice dolosa ha devastato un esercizio commerciale che sorge nella centralissima via di Corso Mediterraneo, a ridosso della ss18. Le fiamme, divampate intorno alle 4 del mattino, hanno lambito anche le abitazioni ai piani superiori dello stabile. Fortunatamente, i residenti si sono accorti in tempo di ciò che stava accadendo e si sono messi in salvo, anche grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Scalea e degli uomini del capitano dei carabinieri Andrea D'Angelo. Diversamente, il vile atto perpetrato dai criminali si sarebbe trasformato in una vera e propria tragedia. «Ma questo - ha precisato Perrotta - è l'ultimo di tanti episodi che devono essere posti sul tavolo del comitato. È ora di prendere provvedimenti. L'escalation è preoccupante, tanti episodi fanno pensare, ci danno quasi la certezza di una riorganizzazione della malavita organizzata a Scalea e su tutto l'alto Tirreno Cosentino».


Un anno di intimidazioni e violenze

Lungo il Tirreno cosentino il tasso di criminalità è sempre stato alto e gli episodi incresciosi si sono sempre susseguiti. Ma da un anno a questa parte, l'impressione è che non si tratti più soltanto di singoli malviventi che agiscono con l'obiettivo di procurarsi denaro per sopravvivere o acquistare droghe; la percezione, invece, è che la banda criminale che ha tenuto in scacco il territorio altotirrenico per decenni, una sorta di succursale del clan Muto di Cetraro, sia risorta dalle ceneri dopo il colpo inferto dalla magistratura nel luglio del 2016 con la maxi operazione Frontiera. Il primo campanello d'allarme suonò circa un anno fa contemporaneamente al crepitio del fuoco che divorò, letteralmente, uno dei locali più frequentati della costa, dato alle fiamme alle dieci di sera, in barba ai controlli incessanti delle forze dell'ordine, alle telecamere che sorvegliano la zona e ai possibili sguardi dei passanti. Un episodio così pregno di arroganza e prepotenza che ha fatto saltare dalle sedie anche i più scettici. E da quel punto in poi, la città di Scalea, e tutto il comprensorio altotirrenico, non ha più trovato pace: furti mirati, risse, omicidi, intimidazioni di ogni sorta, hanno scandito i giorni e le ore della Riviera dei cedri. «Ma lo Stato c'è - tiene a precisare Perrotta -, lo Stato c'è e questa è una sicurezza da cui non bisogna prescindere».

La telefonata del sottosegretario Wanda Ferro

A riprova di quanto afferma il sindaco della città di Torre Talao, c'è una telefonata di conforto e incoraggiamento da parte del sottosegretario al Ministero dell'Interno, Wanda Ferro, arrivata soltanto poche ore dopo l'incendio che ha lasciato sotto shock la comunità scaleota. «Questa è un'ulteriore dimostrazione della presenza dello Stato - afferma Perrotta -. Dobbiamo trovare gli strumenti per affrontare questo problema, quindi giorno 1° febbraio sarà mia cura portare sul tavolo della Prefettura tutte le problematiche che si stanno verificando in questo periodo e dobbiamo porre rimedio insieme ai carabinieri, alla Guardia di Finanza, al questore e al prefetto. Abbiamo massima fiducia nelle autorità competenti - conclude -, quindi ci affidiamo completamente a loro».

 

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