Sangue infetto, una strage di Stato: i racconti delle vittime calabresi - VIDEO

Nella puntata di LaC Dossier dedicata a quella che venne definita come una “strage di Stato” ripercorriamo le tappe di un intrigo di malasanità e corruzione che ha ucciso circa 120 mila persone
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di Tiziana Bagnato
3 maggio 2018
10:16

Un intrigo di corruzione, lassismo, incompetenze, cinismo che ha messo in moto un vortice di morte, senza lasciare indenne la Calabria. Quello conosciuto come “lo scandalo del sangue infetto” o come “la Strage di Stato” ha mietuto nella nostra regione più di 1200 vittime.

 


Uomini, donne, bambini, giovani e anziani che avevano affidato a volte la loro unica speranza di vita ad una trasfusione di sangue e che, invece, in quella sacca hanno trovato virus pericolosi, a volte letali. Come Rosa Mendicino, presidente dell’Associazione Emodannegiati Calabresi, che contrasse il virus dell’epatite C nel 1987 tramite una trasfusione occorsale durante un’operazione chirurgica. Un virus silenzioso che avrebbe scoperto di avere solo dopo molti anni e che lentamente l’ha avvelenata fino a portarla alla cirrosi.


O come Mariateresa Costanzo, arrivata in fin di vita in ospedale dopo un grave incidente d’auto, presa per i capelli, strappata alla morte con diverse sacche di sangue per poi scoprire anni dopo, casualmente, di avere il virus. Mariateresa è stata una delle ultime vittime di un sistema perverso, di una storia a tratti raccappriciante che si è snodata per anni. Per fortuna, nel suo caso, il virus è stato negativizzato, ma lei, donna di carattere, lotta ancora, offre la sua storia, per ricordare quanto successo. In questa storia complicata, in cui ancora non tutti i pezzi hanno trovato posto, ma che si è lasciata alle spalle una scia di sangue. 2500 in tutto gli emofiliaci infettati. Quasi la metà di loro ha contratto l’hiv, il resto l’epatite C. Seicento le morti conclamate per plasmaderivati non controllati. 120 mila i contagiati totali.


C’è chi ha perso la madre in questa storiaccia da film di seconda categoria. Come la madre della signora Rita Lia che nella puntata di LaC Dossier dedicata a questo argomento racconta come la malattia diventi una violazione anche della sfera familiare e affettiva: il dolore, la sofferenza, il timore, spesso infondato, di trasmettere il virus anche solo con un gesto di affetto.

 

Una vicenda che da un punto di vista giudiziario è ancora all’anno zero e che proviamo a raccontarvi in laC Dossier.

Giornalista
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