Le uccisero il figlio, l'appello a Gratteri: «Già scarcerato il presunto mandante»

Preoccupazione nella famiglia di Francesco Rosso, il macellaio 35enne ucciso a Simeri Mari, dopo il provvedimento che consente i domiciliari ad Evangelista Russo: «Adesso chi mi tutelerà?»

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di L. C.
19 settembre 2019
16:32
Francesco Rosso
Francesco Rosso

«Non avrei mai pensato che, a distanza di quattro anni e cinque mesi dalla morte di mio figlio, avrei dovuto nuovamente scrivere il mio dolore, il mio sconforto, la mia paura». È quanto scrive in una lettera aperta la madre di Francesco Rosso, Rosa Arcuri, il macellaio 35enne assassinato a colpi di pistola nella sua attività commerciale a Simeri Mare nel Catanzarese. Lo sfogo dopo la concessione degli arresti domiciliari, in sostituzione della misura cautelare in carcere concessa, ad Evangelista Russo, accusato di essere il mandante dell'omicidio del 35enne.

 


«Sono una persona molto riservata e per me rifare questo gesto, come quando allora lo feci per chiedere aiuto alla gente per aiutare inquirenti a scoprire gli assassini di mio figlio, non è facile. Abbiamo di nuovo paura, perché sono sicura che a distanza di anni, Russo Evangelista tornerà ad uccidere di nuovo. A chi toccherà adesso? A me, a mia figlia, a mio marito, ai miei fratelli? E quando succederà, chi pagherà l’errore che è stato fatto nel metterlo ai domiciliari? Non credetegli! Tornerà a fare di nuovo del male. In passato, nel 2003, abbiamo assistito al tentato omicidio nei confronti di mio marito Antonio e successivamente, per altrettanta leggerezza giudiziaria che derubricò il reato in lesioni gravi, anche in quel caso gli diedero i domiciliari, scontando solamente pochi giorni! Infatti, negli anni siamo stati costretti a subire ancora ingiustizie da questo individuo, fino ad arrivare ad uccidere un ragazzo innocente di soli 34 anni».

 

«Chiedo aiuto al nostro procuratore Gratteri - prosegue la donna - affinché faccia luce su questo caso giudiziario, perché non è possibile che un pm chiede per Monti Danilo (esecutore materiale dell’omicidio), che ha sparato in faccia mio figlio, le attenuanti generiche sol perché ha reso una confessione di comodo, dopo l’accurato lavoro fatto dagli inquirenti e quando tutto era già molto chiaro, solo per scongiurare l’ergastolo. Non è possibile che un gip che ha emesso un decreto di giudizio immediato , possa poi concedere di fare entrare il notaio in carcere e far firmare a Russo una procura che gli ha consentito di spogliarsi di tutti i beni! Adesso, devo anche assistere alla sua scarcerazione dopo soli nove mesi, e ritrovarmelo a pochi metri della mia abitazione! Chi mi tutelerà ? Russo ha creato tutta questa situazione perché non voleva stare più in carcere! Ma qualcuno si è chiesto se mio figlio vuole stare chiuso in una bara a 34 anni e non vedere più la luce del sole? Con quale coraggio andrò davanti alla sua bara per dirgli che è stato ucciso una seconda volta dai magistrati! Ho un pensiero in serbo anche per chi ha sempre lavorato accuratamente al caso di mio figlio, gli inquirenti di Sellia Marina che, insieme alla Procura di Catanzaro hanno costruito una rete talmente fitta che ha permesso di dare un volto agli assassini di Francesco e che oggi non meritava una falla così grande! Sono sicura che anche loro saranno delusi e nauseati da questa terribile decisione intrapresa. Chi uccide deve stare in carcere e non beneficiare di stare a casa. Esistono anche le case di cura per detenuti o i manicomi per i pazzi! Vi prego tutti, aiutatemi!»

Giornalista
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