Scuola e didattica a distanza, tutte le perplessità dei dirigenti sull'ultima ordinanza regionale

VIDEO | Dai dubbi sui controlli per verificare che gli studenti siano a casa durante le lezioni al nodo trasporti. A intervenire in merito è il presidente dell’associazione nazionale presidi sezione di Catanzaro Domenico Servello

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di Rossella  Galati
27 ottobre 2020
15:59

Ha suscitato qualche perplessità l’ultima ordinanza firmata dal presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì, la numero 80 del 25 ottobre, che prevede ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza Covid-19 a scuola. A non convincere il presidente provinciale di Catanzaro dell’associazione  nazionale presidi e dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Tecnologico Malafarina di Soverato, Domenico Servello, è la parte in cui, si legge nell’ordinanza, “restano in capo alle autorità scolastiche gli adeguati controlli atti a verificare l’effettiva presenza degli studenti presso il proprio domicilio/residenza per tutto l’arco delle giornate di lezione”.

Il compito dell'autorità scolastica

«Non voglio fare polemica - spiega il dirigente - ma noi non siamo l’autorità preposta a fare questi controlli, noi siamo dirigenti scolastici e abbiamo l’obbligo di garantire il diritto allo studio che è sancito dalla costituzione. Il nostro compito è quello di verificare che i ragazzi seguano le lezioni come previsto dalla normativa vigente. Nel momento in cui il ragazzo non segue la lezione e quindi di fatto è assente dalle attività didattiche, è nostro dovere contattare le autorità cioè il comune di residenza del ragazzo. Il nostro obbligo è quello, giorno dopo giorno, di registrare le presenze e le assenze dei ragazzi per la didattica a distanza. Cosa che facciamo. Ma sarebbe utopistico da parte nostra pensare di poter controllare». Sono 650 gli alunni dell'istituto soveratese, dislocati in 40 comuni. «Vorrei chiedere al presidente facente funzione della Regione Calabria come faccio io ogni mattina a verificare che i ragazzi siano al proprio domicilio - sottolinea Servello -. Personalmente non ha grande rilevanza per me se il ragazzo si collega dall'isola Barbados piuttosto che dalla casa della nonna. L’importante è che il ragazzo si colleghi e faccia la didattica a distanza. Il posto da dove lo fa non è un mio problema. Se il ragazzo non si può spostare da casa lo deve verificare l’autorità preposta, le forze dell’ordine».


Lezioni per alunni diversamente abili

Ma se da una parte nel provvedimento regionale ci sono dunque delle criticità, dall’altra per Servello alcuni passaggi sono condivisibili, come quello della presenza degli alunni diversamente abili a scuola: «Questo era già nelle linee guida ed è una cosa che attiveremo subito. Perché è chiaro che per il ragazzo diversamente abile, già con enormi problemi, dover sopportare giornalmente anche una didattica lontano dalla scuola crea ulteriori disparità. Noi da mercoledì faremo venire in sede i nostri 11 alunni diversamente abili con gli insegnanti di sostegno assegnati e questi faranno parte delle attività in presenza e parte di attività didattica integrata collegandosi con il resto della classe».

Dad e diseguaglianze sociali

Uno dei principali problemi della didattica a distanza è però quello delle diseguaglianze sociali, alle quali l’istituto soveratese ha cercato sin da subito di  sopperire fornendo agli studenti svantaggiati le attrezzature informatiche necessarie. «Il problema della dad è quello che riguarda principalmente i ragazzi più svantaggiati sia dal punto di vista culturale che economico. Venerdì è stata disposta la sospensione dell’attività didattica a partire dal 26 ottobre e già sabato mattina questa scuola ha consegnato 70 tra tablet e notebook che non sono sufficienti perché ancora stanno arrivando richieste di avere le dotazione per poter effettuare la didattica a distanza. Noi ci attiveremo per garantire gli strumenti anche ad altri ragazzi. Questo è uno degli aspetti negativi specialmente nel meridione. Sia perché in molte parti della regione Calabria la connettività non è garantita o è di basso livello, sia perché molti ragazzi non hanno proprio gli strumenti e di questo si è fatto carico la scuola».

Il nodo trasporti

E intanto il nodo principale da sciogliere resta quello dei trasporti: «Il problema credo che sia da imputare alla politica perchè andavano fatte alcune scelte prima. Su richiesta dell’Ufficio scolastico regionale ho fatto un piccolo sondaggio all’interno dell’istituto: la maggior parte di ragazzi non trova posto a sedere nei pullman e sta in piedi. Il che significa che non è rispettata la capienza prevista dalle linee guida, e cioè dell’80%. Perchè se tutti i posti sono occupati e ci sono dei ragazzi in pedi, questo vuol dire che si va oltre il 100%. E’ lì che avviene la trasmissione del virus. Io lo vedo che i ragazzi a scuola rispettano le misure di sicurezza che abbiamo adottato, distanziamento, uso della mascherina, igienizzazione delle mani. Tutte le classi sono state dotate di dispenser, ci sono i percorsi tracciati, abbiamo aumentato le uscite e le entrate. Questo istituto ha infatti 6 entrate e 6 uscite. Abbiamo diversificato gli orari, quindi la scuola è sicura ma mi rendo conto che nel momento in cui i ragazzi escono dalle pertinenze delle scuole le regole non vengono più rispettate perché si tolgono la mascherina, si abbracciano, non c'è distanziamento e così via. Per non parlare degli assembramenti che si creano all’interno dei pullman, è lì che avviene la trasmissione. È chiaro che se i dati continueranno ad essere questi credo che, ahimè, sia inevitabile che il discorso della didattica a distanza ce lo trascineremo per molti mesi».

Scuole sicure

Dunque si riparte con la dad dopo aver lavorato nei mesi di luglio ed agosto per rendere le scuole sicure e uno sforzo immane da parte di dirigenti scolastici, docenti e personale ata. «Ci rendiamo conto che la situazione epidemiologica in Italia è questa e dobbiamo ripercorrere un sentiero già tracciato nei mesi di marzo, aprile e maggio. La preoccupazione è generalizzata nelle scuole italiane e non solo in quelle secondarie. Ormai l’epidemia si sta espandendo anche nelle scuole di primo ciclo e questo crea grande apprensione perchè mentre il ragazzo tra i 15 e i 19 anni a casa riesce a gestirsi, più complicata diventa la gestione dei ragazzi dai 3 anni in su. La mia preoccupazione è che quanto prima probabilmente ritorneremo ala situazione di marzo e questo mi provoca sofferenza perché in questi mesi abbiamo lavorato molto per cercare di rendere le suole sicure e le scuole effettivamente, dai dati che abbiamo, lo sono».

Giornalista
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