Scuole aperte, a Pizzo i genitori non mandano i figli in classe: «Non sono tutelati»

I rappresentanti di classe di elementari e medie della città napitina in disaccordo con la decisione del Tar che ha sospeso l'ordinanza regionale di chiusura. «Non è stato fatto nulla per garantire la sicurezza tra i banchi»

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di Redazione
11 gennaio 2021
07:43

«I genitori degli alunni di tutti gli Istituti presenti nel Comune di Pizzo – si legge in una nota diffusa dai rappresentanti di classe delle scuole elementari e medie -, hanno deciso di attivarsi, non ci stanno e decidono di non mandare i propri figli a scuola proprio al fine di tutelare la salute che in questo particolare contesto storico prevale sul diritto all’istruzione. Scopo principale è quello di sensibilizzare il Comune, nella persona del Commissario Straordinario, e la Dirigenza scolastica, sulla campagna di screening che già avrebbe dovuto attivarsi per garantire un rientro in sicurezza».

I bambini e i ragazzi di Pizzo, dunque, oggi non rientreranno a scuola come previsto dal Tar che ha sospeso gli effetti dell’ordinanza regionale del 5 dicembre scorso, con riferimento alle sole scuole elementari e medie, con la quale si decideva la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 31 gennaio, a causa della recrudescenza pandemica da Covid 19.


L’attenzione del gruppo di genitori si pone quindi sulla mancanza di interventi per consentire una didattica in presenza sicura. «A causa della pandemia che ha investito l’intero territorio nazionale – prosegue la nota -, i Comuni hanno ricevuto dei fondi statali proprio al fine di destinarli alle scuole; tali Fondi possono essere utilizzati anche per l’attività di screening da effettuarsi su alunni, personale docente e personale Ata. Dopo ben due mesi di chiusura delle scuole, nessuna autorità si è attivata in tal senso! Ma vi è di più: a Pizzo, tenendo conto della struttura dei plessi scolastici, non è stato disposto un adeguato scaglionamento delle uscite poiché uscite diversificate a distanza di soli 5 minuti causerebbero, in ogni caso, assembramento. Le uscite pur a scapito dell’orario scolastico da sacrificare vanno differite di almeno minimo 20 minuti».

Poi, la chiosa finale: «Tenendo conto del servizio sanitario locale, ormai al collasso, visto l’aumento esponenziale dei contagi, i genitori napitini vivono ore di apprensione per i loro figli non solo pregiudicati nel diritto all’istruzione, alla socializzazione con i propri compagni, al contatto umano con i propri insegnanti  ma “vittime” di un sistema inadeguato e non in grado di tutelarli per come anche la Costituzione impone in un contemperamento tra diritto all’istruzione e diritto alla salute. L’auspicio è che le Autorità preposte si attivino, al più presto, in maniera ferma ed incisiva, per dare risposte concrete».

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