Scuole Calabria, dopo l’ordinanza di chiusura pronta una valanga di ricorsi

Il Tar aveva già annullato un analogo provvedimento vergato da Spirlì lo scorso 14 novembre. E questa volta le famiglie annunciano la richiesta del risarcimento danni

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di Salvatore Bruno
5 gennaio 2021
20:10

Nino Spirlì ha la memoria corta. Su ricorso di alcune famiglie di alunni frequentanti gli istituti scolastici di Paola, il Tar della Calabria, lo scorso 23 novembre, aveva già bocciato in via cautelare, un'ordinanza di chiusura delle scuole emessa dal Presidente facente funzioni della Regione il 14 novembre, analoga a quella adottata oggi, bollando il provvedimento come sproporzionato il successivo 16 dicembre, quando i giudici sono entrati nel merito.

Leso il diritto all'istruzione

Dure le motivazioni della sentenza, relativa in quella circostanza alla sospensione delle attività didattiche delle scuole dell'infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado (la chiusura delle secondarie di secondo grado era già in vigore per Decreto del Presidente del Consiglio Conte). La sospensione della didattica in presenza decisa da Spirlì «ha leso oltre misura il diritto all’istruzione per i cittadini più giovani - hanno scritto i magistrati amministrativi di Catanzaro - arrecando non solo pregiudizio formativo, ma anche psicologico, educativo e di socializzazione, essendo la loro personalità in via di costruzione, costruzione che la Costituzione vuole avvenga anche ed obbligatoriamente nella formazione sociale della Scuola».


Servono riscontri scientifici

Insomma si parla chiaramente di danni, con l'invito a non reiterare analoghe iniziative se non in presenza «di pericolo effettivo, la cui sussistenza deve essere suffragata da istruttoria adeguata e da congrua motivazione - scrivono ancora i giudici - poiché solo in ragione di tali situazioni si giustifica la deviazione dal principio di tipicità degli atti amministrativi e la possibilità di derogare alla disciplina vigente». In sostanza, se una Regione vuole andare contro la scelta del Governo nazionale di mantenere la didattica in presenza almeno per gli studenti tra i 3 e gli 11 anni, anche in zona rossa, non basta parlare genericamente di rischio sanitario: servono cifre e pareri scientifici.

Famiglie pronte al ricorso

Centinaia di famiglie e relativi avvocati, sono pronti a nuove azioni legali, questa volta però con l'intenzione di chiedere anche cospicui risarcimenti. Perché la perseveranza di Spirlì sfida la sentenza di dicembre, nella quale i magistrati lo ammonivano ricordando come un provvedimento del genere dovesse essere particolarmente meditato prima di essere applicato in territori in cui, «per possibile depressione economica, divario digitale e fenomeni criminali, la frequentazione della scuola ha un valore ancor più fondamentale».

Anche i sindaci soccombenti

Il Tar nelle scorse settimane, si è chiaramente espresso in favore dell'apertura delle scuole anche nel condannare i sindaci a loro volta autori di provvedimenti di sospensione delle attività didattiche in presenza, come a Rende, Vibo Valentia e Crotone.

Giornalista
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