Lamezia, commesse di profumeria sfruttate: denunciati due imprenditori

I dipendenti ricevevano retribuzioni irrisorie e venivano costantemente controllati tramite video-sorveglianza. Il negozio è stato sottoposto a controllo giudiziale 

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di Redazione
15 luglio 2020
10:10

Il Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura del controllo giudiziale d’azienda, emessa dal gip del Tribunale di Lamezia Terme, su richiesta del locale ufficio di Procura, ai sensi della legge istitutiva del reato di “caporalato”, nei confronti degli amministratori di diritto e di fatto di un’attività commerciale esercente la vendita di profumi nel centro della città lametina.

 


Nei confronti dei due commercianti è ipotizzato il reato di sfruttamento di lavoratori, commesso a danno di tre donne impiegate come commesse nella loro attività commerciale. In forza del provvedimento magistratuale, pertanto, il Giudice ha imposto il controllo giudiziale dell’azienda allo scopo di rimuovere quelle forme di sfruttamento riscontrate nel corso delle indagini. L’attività in rassegna ha avuto origine da una denuncia presentata al Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, a fronte della quale le Fiamme Gialle hanno avviato immediate indagini d’iniziativa volte ad acquisire elementi di riscontro da comunicare alla locale Procura della Repubblica.

 

In particolare, è stato svelato che gli imprenditori, almeno dal novembre del 2016 all’ottobre del 2018, hanno sottoposto tre delle loro commesse a condizioni di sfruttamento, corrispondendo loro retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, e con la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro e alle ferie, approfittando del loro stato di bisogno derivante dall’assenza di diverse opportunità occupazionali sul territorio.

 

Dalle indagini dei Finanzieri lametini è emerso, inoltre, come le commesse venivano sottoposte a condizioni di lavoro e a metodi di sorveglianza degradanti. Alle stesse, infatti, veniva loro imposto di emettere scontrini fiscali per importi inferiori rispetto ai reali corrispettivi pagati dai clienti, ed erano costantemente soggette a video-sorveglianza da parte dei datori di lavoro. Condizioni ritenute chiaramente lesive della dignità delle lavoratrici, nella misura in cui veniva loro imposto di commettere illeciti a vantaggio del datore di lavoro e venivano sottoposte al controllo continuativo e costante. Per tali motivi, gli imprenditori sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Lamezia per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro continuato.

 

L’operazione, denominata “Articolo 36”, con riferimento alla Costituzione della Repubblica, laddove è sancito che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa», è parte di un progetto investigativo studiato dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme e dalla Guardia di Finanza, attraverso il quale si intende fronteggiare il pervasivo fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori esistente in questa terra.

 

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