Pedopornografia

Sgominata una rete attiva in tutta Italia: perquisizioni anche in Calabria

L’operazione Luna, coordinata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha portato a 32 perquisizioni su tutto il territorio nazionale, un arresto e 30 denunce, sette delle quali a carico di minorenni

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di Redazione
2 maggio 2022
14:04

La Polizia Postale di Trieste e Udine, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha concluso l’operazione Luna, finalizzata al contrasto della pedopornografia online, con l’esecuzione di 32 decreti di perquisizione su tutto il territorio nazionale, 25 a carico di maggiorenni e sette nei confronti di minori, che ha consentito l’arresto di una persona e la denuncia di altre 30 a vario titolo per detenzione, cessione e divulgazione di materiale pedopornografico.

L’operazione è scaturita dall’analisi del materiale informatico sequestrato a un cittadino residente in Friuli, arrestato lo scorso anno nel corso di un’altra attività di indagine e poi condannato per detenzione, divulgazione e produzione di materiale pedopornografico. Gli specialisti della Polizia Postale, tramite sofisticati software di analisi forense, sono riusciti a ricostruire la vasta rete di contatti che scambiavano con l’arrestato numerosi link contenenti immagini e video riproducenti atti di sfruttamento sessuale in danno di minori, talvolta in cambio di immagini di ragazzine minorenni che il soggetto aveva nel tempo adescato, concentrandosi sulle vittime più fragili.


I 32 provvedimenti di perquisizione sono stati eseguiti con la collaborazione di oltre novanta operatori di Specialità in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nel complesso è emersa la detenzione di migliaia di file di natura pedopornografica, raffiguranti minori anche al di sotto dei 5 anni, coinvolti in atti sessuali violenti. Durante le perquisizioni effettuate nei confronti di alcuni minorenni è stata rilevata la presenza di software per l'anonimizzazione in rete, oltre alla creazione di chat in cui i ragazzi si proponevano quali intermediari a pagamento per la distribuzione di materiale pedopornografico all'interno di spazi cloud protetti.

In altri casi, secondo la ricostruzione della Polizia, i minorenni indagati, pur non essendo interessati alla diretta fruizione del materiale illecito, si erano resi protagonisti della divulgazione di materiale pedopornografico in favore di interlocutori a loro sconosciuti, dietro la rassicurazione di essere ripagati con premi e regalie. 

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