Sparì in mare dopo una battuta di pesca, a Praia si riapre il caso Luigi Sebillo

VIDEO | Il quindicenne, in barca con un amico, tentò di mettersi in salvo dal mare in tempesta. Il corpo - a distanza di 18 anni - non fu mai trovato. Ad alimentare le speranze, le parole di mamma Natuzza che disse ai familiari: «Non lo ha mai visto tra i morti»

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di Francesca  Lagatta
10 marzo 2021
08:23

Praia a Mare è una delle più note località balneari della Calabria. La cittadina deve la sua notorietà alla maestosa Isola Dino, simbolo della cittadina, e alle sue acque cristalline che bagnano sette chilometri di costa fatta di sabbia e ciottoli. Ma proprio quelle acque, sono diventate spesso teatro di tragedie immani. Il 31 gennaio del 1983, i giovanissimi Franco Licordari e Pino Cazzolato sparirono tra le onde, senza mai essere ritrovati, nonostante fossero considerati due abilissimi nuotatori. Quell'episodio costituisce ancora oggi uno spartiacque tra un prima e dopo della comunità praiese.

Tra le vite infrante in quello specchio d'acqua, oggi insignito persino della Bandiera Blu, c'è anche quella di Luigi Sebillo, all'epoca dei fatti 15enne, che la mattina del 23 febbraio del 2003 è sparito nel nulla durante una battuta di pesca, dopo essersi tuffato in mare probabilmente nel tentativo di salvarsi dall'improvviso peggioramento delle condizioni atmosferiche. Il corpo non è stato mai ritrovato, nonostante le ricerche in mare si siano protratte per giorni. Tale circostanza, unitamente ad altri particolari, ha spinto i genitori di Luigi a credere che il figlio possa essere ancora vivo o che comunque non sia stato fatta piena luce sulla vicenda. Per questo, tramite i loro legali, Anna Maria Iorio e Mario Sebillo hanno chiesto e ottenuto la riapertura del caso, archiviato come un tragico incidente in mare.

La mattina della tragedia

È domenica 23 febbraio del 2003. Luigi, studente appassionato di mare e pesca, esce dalla sua abitazione a Tortora per raggiungere un amico, con il quale si è dato appuntamento nelle ore precedenti. I due ragazzini, entrambi minorenni, sono intenzionati a trascorrere la giornata su una barca, in mezzo al mare, muniti di canne da pesca. Dopo circa mezz'ora, però, qualcosa cambia. La giornata di sole si trasforma in una fredda mattinata invernale e per di più il mare si ingrossa. La barca comincia a seguire il ritmo forsennato del vento, che non soffia fortissimo, ma fa già paura.

I due ragazzini sono spaventati, non riescono a tornare a riva. Pochi attimi sembrano un'eternità. Hanno con sé un telefono cellulare ma non lo usano, preferiscono tuffarsi e tentare di salvarsi nuotando, nonostante le acque gelide. I due amici, di tanto in tanto, si chiamano per nome, per assicurarsi che l'altro stia bene, così è scritto negli atti ufficiali dell'epoca. Dopo minuti interminabili, il primo giovane tocca terra, sfinito dalla fatica, e quando si volta per cercare Luigi tra le onde, si accorge che l'amico non c'è più. Passano pochi minuti e scatta l'allarme. Sub ed elicotteri perlustrano la zona per ore, poi per giorni. Ma di Luigi nemmeno l'ombra. Le acque restituiscono solo una scarpa, una giaccia sportiva e un cappello. La barca viene trovata parecchie miglia al largo, al suo interno, invece, viene ritrovato un paio di occhiali, da cui Luigi non si separava mai, e le attrezzature per la pesca.


La mamma: «Mio figlio non è tra i morti»

Difficile immaginare che la vita di Luigi non sia finita lì, tra le onde, trascinato al largo dalla corrente, in quella maledetta mattina di febbraio di 18 anni fa. Eppure Anna Maria, mamma del giovane scomparso, è di tutt'altra opinione. «Io non sento la presenza di mio figlio in quelle acque, non l'ho mai sentita dal primo momento». A rafforzare l'idea di una sorte alternativa, ci sono le lettere di mamma Natuzza, la mistica calabrese con le stimmate per la quale è in corso un processo di beatificazione.
Alla mistica di Paravati, Anna Maria si era rivolta nemmeno due mesi dopo la drammatica battuta di pesca. Era andata a cercarla, nel profondo sud, in provincia di Vibo Valentia, ma in quel periodo la donna non poté incontrarla a causa del peggioramento delle condizioni di salute. Natuzza rispose però a tutte le lettere giunte in seguito e la risposta fu sempre la stessa: «Non vedo Luigi tra i morti». La fede divenne così l'àncora della famiglia Iorio-Sebillo, l'appiglio a cui aggrapparsi per non sprofondare.

«È da qualche parte nel mondo»

Chiediamo a mamma Anna Maria cosa potrebbe essere successo, quale idea si sia fatta su quel drammatico giorno. «Non lo so - ci dice - ma potrebbe anche essere accaduto che sia stato soccorso al largo da un pescatore e questi lo abbia portato con sé, facendogli ricominciare una nuova vita». E se così non fosse? Anna Maria fa nuovamente appello alla fede. «Un prete mi ha detto che prima o poi lo rivedrò e sarà per sempre». Anche papà Mario ancora spera: «Il tempo non cancella niente, i ricordi sono ancora nitidi e finché non lo ritroviamo tutto è possibile».

La riapertura del caso

Il corpo che non si trova e una madre e un padre che non si rassegnano. Tanto è bastato alla procura di Paola, per il tramite degli avvocati Francesco Liserre e Giancarlo Mariano per riaprire il caso e fare luce su una vicenda che, dopo tutto, presenta parecchi lati oscuri. «Sono pienamente soddisfatta delle ricerche via mare, avviate nell'immediato - dice Anna Maria -, ma credo che successivamente si sarebbe potuto fare di più, ci sono molti punti oscuri».

A partire dal fatto che, per molti mesi, il nome di Luigi Sebillo non fu inserito nemmeno nella lista delle persone scomparse, nelle persone da cercare. Fu davvero fatto il possibile per cercare il quindicenne? Furono battute tutte le piste possibili? Sono queste ed altre le domande a cui gli inquirenti della procura di Paola ora dovranno cercare di dare una risposta. I legali Liserre e Mariano hanno intenzione di andare fino in fondo alla questione e d'altronde Anna Maria e Mario non hanno fretta: «Finché non troveremo il corpo di nostro figlio non ci rassegneremo mai». Tanto è viva la speranza che sua madre lancia un appello a suo figlio dalle colonne del nostro giornale: «Se puoi vedermi, se puoi sentirmi, sappi che a noi basta sapere che stai bene. Se hai una nuova vita, a noi non importa. Facci sapere che sei vivo, non ti abbiamo mai dimenticato».

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