Strage a San Lorenzo del Vallo, due ergastoli

La Corte di Assise appello di Catanzaro ha confermato il carcere a vita per i due imputati accusati del duplice omicidio di Rosalina Indrieri e di sua figlia
di Gabriella Passariello
12 febbraio 2016
16:18

Avrebbero voluto sterminare un’intera famiglia per vendicare la morte del figlio del boss di ‘ndrangheta Franco Presta, ma in quell’agguato a San Lorenzo del Vallo, datato 7 aprile 2011, i killer riuscirono ad ammazzare Rosalina Indrieri, 45enne e sua figlia Barbara De Marco di soli 22 anni, mentre sfuggirono alla condanna a morte il marito e un altro figlio. Per quel duplice massacro la Corte di assise e appello di Catanzaro ha ritenuto colpevoli Domenico Scarola, 29 anni, e Salvatore Francesco Scorza, 33, confermando per entrambi il carcere a vita. Il commando omicida fece irruzione nell'abitazione intorno alle 20 sparando all'impazzata. Alla mattanza sfuggirono Sylas De Marco 24enne, rimasto ferito, ed il capofamiglia, Gaetano, scampato all'agguato perchè dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne, lontano dagli occhi dei killer. L’appuntamento con la morte De Marco l’aveva rinviato solo di due mesi, ucciso in un agguato lungo la strada che conduce da Spezzano Albanese a San Lorenzo del Vallo. La pubblica accusa ha ripercorso il movente del duplice omicidio, prima di chiedere per i due imputati la conferma della condanna di primo grado. Gaetano, era il fratello di Aldo De Marco, reo confesso, commerciante di professione che il 17 gennaio 2011, a Spezzano Albanese, uccise in seguito ad una lite a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss Franco, il cui nome venne inserito nell'elenco dei 100 ricercati più pericolosi d'Italia, fino a quando non fu scovato in un’abitazione nei pressi dell’Università della Calabria e arrestato il 12 aprile 2012 dopo cinque anni di latitanza. Proprio per questo, secondo il sostituto procuratore generale della Corte di assise e appello è stata firmata la condanna a morte non solo della moglie e della figlia di De Marco, ma anche di quest’ultimo che non riuscì a farla franca nel secondo agguato.

I due imputati condannati all'ergastolo furono individuati grazie alle dichiarazioni dell’unico superstite Sylas De Marco, diventato testimone chiave nel processo. Il giovane ferito ma scampato alla strage di San Lorenzo del Vallo dopo essersi fatto credere morto, ha raccontato l'irruzione dei due killer nella sua casa e l'omicidio brutale di sua madre e di sua sorella, colpita mentre cercava di fuggire sul balcone. Ha riferito che uno gli sparò contro con una pistola e che poi insieme al complice rincorsero la madre e la sorella, per ucciderle. «Mi ritrovavo davanti questa persona, preciso a distanza di meno di un metro, mi fissava negli occhi, aveva un'espressione che quasi lasciava trasparire che era obbligato ad uccidermi sebbene io non c'entrassi nulla; lo riconoscevo dallo sguardo che, ribadisco potevo vedere in quanto non coperto dalla calza di nylon e in quanto questa persona, ribadisco da distanza molto ravvicinata, mi fissava negli occhi».


 

Gabriella Passariello

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