L’orrore nel video di sicurezza: la tabaccaia uccisa a colpi di mannaia

L’immigrato regolare da 5 anni residente a Reggio Calabria sarebbe andato nel negozio proprio con l’intenzione di compiere il delitto. Ossessionato dal gioco d’azzardo, considerava la proprietaria Mariella Rota la causa dei suoi guai. Il capo della mobile: «Mai visto una scena più raccapricciante»

di Angela  Panzera
31 luglio 2019
18:55
Il luogo del delitto e il presunto assassino
Il luogo del delitto e il presunto assassino

Non una rapina degenerata in un efferato omicidio, ma l’esatto contrario. Sicat Billi Jay, il filippino 43 anni accusato di aver ucciso Mariella Rota, proprietaria 66enne di un tabacchino in via Melacrino, in pieno centro a Reggio Calabria, sarebbe andato dalla donna proprio con l’intenzione di ucciderla e poi, una volta sul posto, avrebbe deciso di rapinare il negozio.

È quanto emerge al termine degli interrogatori condotti oggi in questura dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Giulia Maria Scavello che hanno ordinato il fermo dell’uomo con l’accusa di omicidio premeditato.
Sikat Billy Jay è un ludopatico, ossessionato dal gioco d’azzardo, ed era un cliente abituale della tabaccheria, dove si recava per giocare. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo, da cinque anni immigrato regolare a Reggio Calabria, pur non avendo un’occupazione, avrebbe sperperato il patrimonio della moglie che invece ha un impiego.


 

Nel corso del tempo avrebbe maturato un profondo odio nei confronti della tabaccaia, fino a considerarla l’origine di tutti i suoi guai e a maturare l’intenzione di ucciderla. Un piano che ha deciso di attuare ieri, preparando anche gli abiti da indossare per la fuga e pianificando dove nascondersi una volta commesso il delitto.
Si è quindi recato nella tabaccheria e ha aggredito la proprietaria con una mannaia, infliggendo numerosi colpi, una quarantina, fino a mozzarle dita e, infine, uccidendola brutalmente. Una volta compiuto il massacro, consapevole della presenza delle telecamere a circuito chiuso, ha cercato di portare via il computer dell’esercizio commerciale, convinto che lì fossero registrate le immagini catturate dall’impianto di sicurezza. Tentativo vano, visto che proprio grazie a quelle immagini gli inquirenti hanno potuto osservare tutti i suoi movimenti e gli attimi dell’assalto. Inoltre il presunto assassino ha tentato anche di ripulire la scena del crimine e di depistare gli inquirenti cambiandosi d’abito mentre ancora si trovava all’interno della tabaccheria.
Un’azione così cruenta che il capo della squadra mobile, Francesco Rattà, ha affermato di non aver mai visto una scena del crimine così raccapricciante. Durante l’interrogatorio, infine, l’uomo ha respinto le accuse, ma ha dichiarato di conoscere la vittima in quanto cliente abituale e ha ribadito che in lei vedeva «la personificazione di tutti i suoi problemi economici e della propria sfortuna».

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