TERRORISMO INTERNAZIONALE | Iracheno rimasto in Italia per “redimere gli infedeli”

Il giovane avrebbe aggredito più volte altri ospiti del centro Sprar della provincia di Crotone perché non condividevano la sua ideologia
di Luana  Costa
19 giugno 2017
13:14

Hamyar Hussien Abss si era spinto fin nella capitale con la barba incolta e una busta in mano seminando il terrore tra i passanti tanto da essere fermato più volte dalla polizia. “Sono andato a Roma con questa barba mancava solo la tunica bianca” racconta il giovane nel corso di una telefonata intercettata. “Ho portato con me una busta bianca; volevo impaurire, fare spaventare. È arrivata la polizia: mi hanno fermato venti volte, non una volta. Non sono un problema loro, non sono ladri come quelli curdi – spiega facendo riferimento alla polizia curda - non ti accusano e non avendo indosso il tnt non mi hanno arrestato”.

 


Era ritenuto un elemento pericoloso il giovane iracheno di 29 anni ospite del centro Sprar di San Nicola dell’Alto in provincia di Crotone poiché non soltanto si era dichiarato appartenente all’Isis ma conduceva un’opera di proselitismo all’interno del centro e all’interno della moschea lslamic Culture Center di Crotone. Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e il sostituto Paolo Petrolo sulla scorta degli elementi probatori raccolti dalla Digos di Crotone ha avanzato una richiesta di custodia cautelare in carcere per il giovane che è stata accolta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Assunta Maiore.

 

Le accuse. L’iracheno è stato quindi arrestato per aver pubblicamente fatto apologia dello stato islamico ed essendo ritenuto a capo di un’associazione con finalità di terrorismo internazionale che istigava alla partecipazione ed alla perpetrazione di atti violenti con finalità terroristiche allo scopo di intimidire la popolazione e costringere i poteri pubblici e le organizzazioni internazionali ad astenersi dal compiere atti in materia di politica estera contrari agli interessi dello stesso stato Islamico.

 

 

Aggressioni. L’uomo era divenuto pericoloso all’interno dello stesso centro di accoglienza arrivando al punto di aggredire un altro ospite colpendolo materialmente al volto con una penna in quanto, a suo dire, colpevole di averlo schernito durante la lettura del corano per via della sua lunga barba. “Io ieri ho picchiato uno con una penna non coltello” racconta Abss al telefono. “Maleducato, perché non conosce l'educazione della religione. Quando leggo il corano mi guarda e mi scherza per la mia barba". In un’altra occasione avrebbe prelevato un coltello da cucina appoggiandolo alla gola di un operatore del centro dimostrando ad un altro ospite cosa gli sarebbe capitato se avesse continuato a denigrare l'organizzazione terroristica islamica.



Dossieraggio. Il giovane iracheno sarebbe stato poi fermato dagli uomini della polizia di Crotone e trovato in possesso di un coltello di piccole dimensioni. In quell’occasione sul suo telefono vennero rinvenute fotografie scattate all’edificio della questura e a funzionari della polizia. “È una circostanza che ci allarmato – ha chiarito il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri – e che ci ha indotto a concludere con largo anticipo le indagini”.

 

La moschea. Le numerose telefonate registrate dagli inquirenti lascerebbero emergere come gli ideali dell’Isis fossero diffusi anche all’interno della moschea di Crotone. Abss nel corso delle sue conversazioni vantava che ad una sua predica sarebbero stati presenti l'imam ed un gruppo di fedeli rimasti ad ascoltarlo sino al termine del suo intervento. In un’altra conversazione avrebbe riferito al suo interlocutore di avere il controllo della moschea, ove è solito parlare davanti ad altre persone, evidenziando il peso della sua figura all'interno della comunità mussulmana. “Qui ho il controllo di una moschea – racconta - parlo davanti ad altre persone. Se non fai così qui non ti rispettano. Io alla luce del sole dico le cose, già loro alla luce del sole hanno paura di guardarmi".

 

Redimere gli infedeli. In un’altra conversazione captata il 20 marzo 2017 l'indagato riferisce alla sorella che, nonostante qualcuno gli abbia chiesto di rientrare nel suo paese d'origine per fare la guerra santa, è necessario che in questo momento egli rimanga dove si trova, in quanto la sua missione è quella di redimere gli infedeli, riferendo espressamente che a queste persone dovrebbe essere tagliata la gola. "Sono così impuri che anche se leggi il Corano loro non hanno voglia di ascoltarti. Posso raccontarti tanto fino a domani e anche lui dice (riferito a Dio -Allah) che queste sono persone macchiate alle quali dovrà essere tagliata la gola".

 

Luana Costa

 

Giornalista
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