Assenti dal lavoro per accudire parenti disabili, in realtà partecipavano ad eventi e spettacoli

Denunciati dalla Guardia di finanza di Sibari due dipendenti pubblici per truffa ai danni dello Stato. Avrebbero goduto indebitamente di permessi e congedi parentali retribuiti

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di Redazione
26 giugno 2019
08:12

Attraverso sistematici raggiri si assentavano dal lavoro grazie a permessi e congedi retribuiti per assistenza a persone disabili utilizzandoli, in realtà, per adempiere a delle incombenze private e familiari. Con quest’accusa sono stati denunciati due dipendenti pubblici nell’ambito di un’operazione condotta dai militari della Guardia di finanza di Sibari, al termine di un’attività di indagine coordinata Procura di Castrovillari.

 


In particolare, le Fiamme gialle attraverso servizi di appostamento e pedinamento arricchiti da riprese video-fotografiche e dal riscontro del traffico telefonico, hanno accertato un utilizzo illegale dei cosiddetti congedi e permessi retribuiti ovvero l'abuso dei benefici, non utilizzati per prestare assistenza ai parenti disabili ma per faccende private, anche fuori Regione, nonché per partecipare a spettacoli ed eventi televisivi.

È stato infatti constatato come gli indagati abbiano truffato l’Ente ove prestano servizio, grazie a un cambio di residenza ad hoc e alle false dichiarazioni nelle quali hanno fittiziamente attestato di convivere e prestare assistenza in via continuativa ed esclusiva ai rispettivi parenti disabili.

Grazie ai successivi approfondimenti documentali, allargati al trienno 2017-2019, sono stati calcolati i giorni di effettiva assenza ingiustificata (tra permessi e congedi retribuiti) e l’ammontare della retribuzione percepita indebitamente.

 

In particolare, gli indagati si sono assentati per 117 giorni di permessi retribuiti e 169 giorni di congedi retribuiti, per un complessivo importo indebitamente percepito di circa 23.000 euro a titolo di retribuzione.

Denunciati dunque per i reati di falsità materiale e truffa ai danni dello Stato i due dipendenti pubblici che ora rischiano, oltre alla restituzione dell’indebito percepito e il procedimento disciplinare da parte dell’Ente di appartenenza, la pena della reclusione da 1 a 6 anni e della multa sino a 1549 euro.

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